Cristiani perseguitati anche in Iran. Oltre 70 gli arresti durante il Natale

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Cristiani perseguitati anche in Iran. Oltre 70 gli arresti durante il Natale

22 Gennaio 2011

Persecuzioni dei cristiani nel mondo. Se facciamo una veloce ricerca su internet scopriamo vari paesi dove chi recita il Padre Nostro ad alta voce è perseguitato fino alla morte: Filippine, India, Nigeria, Arabia Saudita, Egitto, Cuba, Cina, Iraq, Pakistan. Difficile, però, leggere nei vari bollettini il nome di una nazione dove i credenti in Cristo rischiano ogni ora il martirio: la Repubblica islamica dell’Iran. Coloro che appartengono a minoranze religiose sono visti come cittadini di serie B e considerati a volte perfino fuorilegge. Gli iraniani che negli ultimi anni si sono convertiti al cristianesimo e si sono uniti al crescente Movimento Hauskirche (Chiesa Domestica) si trovano in gran pericolo, soprattutto da quando l’Hauskirche in Iran è diventata più influente della Chiesa cattolica, come già avevamo riportato su l’Occidentale.

La vita di un cristiano nella prassi giuridica iraniana vale meno di quella di un musulmano, ad esempio nel caso del risarcimento danni dopo un incidente stradale. Eppure nel suo messaggio del 24 dicembre il presidente iraniano Ahmadinejad aveva così espresso i suoi auguri di Natale ai cristiani nel Paese: “Onorando la nascita del profeta dell’amore e dell’amicizia Gesù Cristo, e mandando auguri per l’anno nuovo cristiano, prego il Dio di compassione e di sapienza di dare a ciascuno, specialmente a tutti i cristiani d’Iran e del mondo, gioia, salute e un anno pieno di benedizioni e d’amore”. I giorni seguenti, però, le autorità hanno arrestato settanta fedeli, tra cui venticinque proprio durante il giorno del Santo Natale. A denunciarlo è l’associazione britannica Christian Solidarity Worldwide che ha condannato come “brutale” la catena di arresti. Le venticinque persone sono state trattenute con l’accusa di essere responsabili di una rete di chiese domestiche in Iran, sono evangelici, alcuni pastori, da sempre sotto forte pressione del governo. Il 4 gennaio, all’agenzia ufficiale Irna, il governatore provinciale Morteza Tamaddon aveva ben spiegato: “Come i talebani afghani, anche i missionari sono dei parassiti e hanno creato un movimento deviato e corrotto con l’appoggio della Gran Bretagna in nome del cristianesimo, ma il loro complotto è fallito perché li abbiamo scoperti".

Infatti, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono scomparse all’incirca seicentouno cristiani in cento giorni. Questa volta, però, la denuncia parte da un’associazione iraniana Elam che ha pubblicato le fotografie di alcune dei cristiani scomparsi e attraverso una lettera ha fatto arrivare la notizia degli arresti a Michael A. Leeden, Freedom Scholar alla Foundation for Defense of Democracies e instancabile sostenitore di un Iran libero e democratico. Nella lettera pubblicata sul suo blog, Faster, Please!, leggiamo che nelle case di molti cristiani hanno fatto irruzione persone in borghese, armate, insieme ad agenti delle forze speciali e, nonostante alcuni stessero ancora dormendo, hanno iniziato ad abusare di loro verbalmente e fisicamente. Poi, sono stati ammanettati e portati via per essere interrogati. Nel blitz sono state rastrellate anche cinque coppie sposate e una coppia è stata separata dal loro bambino di due anni.

Dopo interminabili ore di interrogatorio solo alcuni detenuti sono stati rilasciati mentre altri sono ancora in carcere. A nessuno di loro è stata concessa alcuna rappresentanza legale e durante la reclusione solamente sei detenuti sono stati in grado di fare una telefonata – molto breve – alle loro famiglie. In una delle conversazioni telefoniche un detenuto ha rivelato di essere stato sottoposto a torture, come la privazione forzata del sonno. Le prigioni, i carcerieri, la polizia, i governatori, sono tutti funzionari della Repubblica islamica dell’Iran, sicché c’è un sigillo erariale che blocca le porte a chi desidererà entrare nel paradiso di un dio diverso da quello di Stato. Ma tutto quello che per ora Teheran dimostra di offrire è solo l’inferno della prigione e della tortura, di Stato anch’esse.