Crosetto: “L’euro è un campo di concentramento”
13 Novembre 2012
Guido Crosetto, sottosegretario alla difesa del governo Berlusconi, ci sta simpatico perché è un liberale vero, che ha fatto impresa, ha ricoperto incarichi dirigenziali, si è confrontato con il complicato mondo dell’università italiana e della sua amministrazione economica.
Prima di altri, ha rivendicato una sua autonomia nel PdL criticando le scelte di governo del Cav. che non lo convincevano. Ha chiesto agli italiani di fare un colletta per dare un vitalizio alla consigliera regionale Nicole Minetti spingendola a lasciare la politica (e "toglierci dall’imbarazzo").
Crosetto definisce "distruttivi" i provvedimenti di politica economica del governo Monti e promette di continuare a "rompere i coglioni" se non dovesse vincere le primarie del partito. In politica estera, è un buon amico di Israele e ha sottoscritto il manifesto che dice "no" allo Stato di Palestina.
Intervenuto a Ballarò, però, Crosetto è scivolato su un paragone azzardato, definendo l’euro "un campo di concentramento". L’idea che l’eurozona sia dominata dalla "grande finanza internazionale", come stigmatizzato dall’ex sottosegretario, fa scattare certi meccanismi inconsci, ombre di una cospirazione guidata da invibili ma operosi burattinai.
Sicuramente Crosetto ha voluto semplicemente estremizzare un concetto, nient’altro che questo. Rafforzare la sua lontananza ideologica da una moneta che ha diviso pur essendo necessaria. Ma evocare "l’Europa dei popoli e delle nazioni" è sempre rischioso, se pensiamo a cosa hanno potuto combinare quei popoli e quelle nazioni nel cuore dell’Europa durante il secolo scorso.