Cuba. Castro: “Mea culpa per la persecuzione dei gay”
31 Agosto 2010
di redazione
Molti omosessuali furono perseguitati negli anni ’60 e ’70 nella Cuba di Fidel Castro, deludendo così molti progressisti che nel mondo appoggiavano il nuovo governo dell’isola: e per questo, oggi, il ‘Lider Maximo’ intona un mea culpa.
"Se qualcuno è responsabile, sono io. Non darò la colpa a nessuno", ha dichiarato Castro, 84 anni, in un’intervista alla direttrice del quotidiano messicano La Jornada, Carmen Lira, pubblicata oggi dai media cubani. Dopo aver spiegato che "personalmente non ho pregiudizi", l’ex presidente ha detto di considerare la persecuzione dei gay, i quali furono mandati in campi di lavoro agricolo-militari, sia stata "una gran ingiustizia". A suo dire l’omofobia è stata una "reazione spontanea nelle file rivoluzionarie, che seguivano le tradizioni" del paese dove negri e omosessuali erano discriminati.
"In quei momenti non mi potevo occupare di questo problema. Ero immerso nella crisi di ottobre", ha detto Castro riferendosi alla ‘crisi dei missili’ tra gli Usa, l’Urss e Cuba nel 1962, "nella guerra e nelle questioni politiche". «Sfuggire alla Cia, che comprava molti traditori, a volte tra le persone a me più vicine, non era semplice", ha insistito Fidel contro il quale, secondo lui, in quel periodo ci sono stati tanti piani di attentato. Castro ha ammesso che "giustamente" l’immagine della Rivoluzione all’estero, soprattutto tra intellettuali progressisti europei, si è sporcata per sempre a causa della persecuzione degli omosessuali.
Attualmente sua nipote, Mariela Castro, psicologa di 47 anni, figlia del presidente Raul, capeggia la lotta contro la discriminazione dei gay dal Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex). In un’intervista ad una testata argentina, Mariela ha ammesso che dopo il trionfo della Rivoluzione, nel 1959, c’è stata un’ "umiliazione" dei gay, anche se "non ci sono state nè torture nè crimini". Anche se l’omosessualità è stata depenalizzata a Cuba nel 1997, quando è stata eliminata dal Codice penale che la perseguiva come come scandalo pubblico, "l’assedio da parte degli agenti della polizia continua", secondo quanto aveva denunciato in maggio Alberto Roque, collaboratore del Cenesex, in occasione della giornata contro l’omofobia.
Secondo lui alcuni militanti del partito considerano l’omosessualità come espressione di "uno stato borghese contrario alla morale socialista" e per questo ha chiesto che lo statuto del Partito comunista cubano (Pcc) proibisca la discriminazione dei gay. Mariela, nel giugno 2008, era riuscita a far ammettere gli interventi chirurgici per il cambio di sesso dei transessuali mentre è in attesa da anni che il parlamento discuta una sua proposta di modifica del Codice di famiglia che prevede le unioni tra omosessuali. Secondo lei l’omosessualità non è piu un tabù anche se all’interno del governo di Raul "ci sono ancora molti pregiudizi".