Cuba, inizia oggi la visita storica di Obama
20 Marzo 2016
di redazione
Cuba inizia oggi una nuova rivoluzione. Con la storica visita di tre giorni di Barack Obama, che non solo suggella il disgelo dopo 55 anni di ‘guerra fredda’, ma è anche la prima volta di un presidente americano dopo 88 anni: nel 1928 Calvin Coolidge vi inaugurò il congresso Panamericano.
L’Avana è irriconoscibile. Lucidata a festa e adornata persino di nuove panchine, cabine telefoniche e un hot spot Internet.
Il percorso di Obama è già materia di infinite illazioni: passerà per il Malecón, il lungomare; non per i vicoli dell’Avana Vecchia. Su una cosa un po’ tutti concordano: in prima fila ci sarà l’aristocrazia politica ed economica del regime.
Sfileranno i ricchi rintanati nelle case coloniali del Vedado, arriveranno i signori residenti nel quartiere delle ambasciate. E allora Obama finirà con il misurarsi solo con questa Cuba.
Il leader della Casa Bianca vedrà subito il cardinale Jaime Ortega, uno dei protagonisti del negoziato, quindi un gruppo di imprenditori. Forse anche alcuni dissidenti, ma non è sicuro.
Solo alla fine Obama incontrerà Raúl Castro. Si parlerà di macro politica, di macro economia. Le compagnie aeree sono pronte ad attivare fino a 110 collegamenti al giorno. Ma Raúl Castro, invece, è schiacciato da una bilancia commerciale in rosso per circa 9 miliardi di dollari (dati 2013). Le importazioni sono dominate dal petrolio venezuelano (37,1% del valore totale). Seguono beni di largo consumo spediti dall’Unione Europea (20,7%) e dalla Cina (12,1%).
Non discuteranno dell’altra Cuba, quella destinata ad osservare. Il barrio Marianao dista 10 chilometri dal centro. È uno dei quartieri più difficili dell’Avana ed offre uno spettacolo che non rasserena.
Qualcuno intervistato per le strade dice: «È il regime di Cuba che non cambierà. Dopo Raúl Castro arriverà qualcun altro, ma resterà tutto uguale. È un Paese fatto di due mondi che non si vedono e non si parlano».
Circa il 20% della popolazione vive con un salario intorno ai 100 euro al mese. E questi non sono i più poveri. Sono i più ricchi. Il 30% guadagna 50 euro, compresi i dottori e gli insegnanti; il restante 50% si deve arrangiare con il salario minimo, 10 euro al mese. Quanto serve per vivere in modo «normale»? Riso, carne o uova almeno due volte alla settimana? 100-110 euro al mese. Il prezzo di una camera negli hotel. Gran parte dei soldi che arrivano dal turismo finisce allo Stato e ai pochi affaristi collegati. Vero, sta spuntando una generazione di piccoli imprenditori: proprietari di ostelli, ristoratori, tassisti. Loro sì che confidano in Obama. Dopodiché bisogna capire se questa possa essere una base sufficiente su cui costruire da zero, anzi da sottozero, la nuova Cuba.
Ad ogni modo questo non sembra un momento troppo propizio. Da una parte i repubblicani in campagna elettorale che non perdonano niente al presidente, dall’altra la Human Rights Watch, una ong, che vorrebbe difendere con fermezza quei diritti umani in una Paese dove da chissà quanti anni non cambia nulla.