Cuba, leader  movimento cristiano condannato a tre anni di prigione per frasi anti-Castro

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Cuba, leader movimento cristiano condannato a tre anni di prigione per frasi anti-Castro

23 Marzo 2017

Il leader del Movimento Cristiano di Liberazione di Cuba (MCL), Eduardo Cardet, è stato condannato a tre anni di carcere dopo essere stato arrestato nel novembre scorso dopo la morte di Fidel Castro. La “colpa” del leader del movimento anti-comunista, in contrasto con il regime castrista, è stata quella di aver criticato la decisione del governo di costringere i cittadini cubani a scrivere note di cordoglio e di addio sui “libri delle condoglianze” in seguito alla morte del leader Maximo, violando in questo modo, a detta del regime, il lutto nazionale. 

La polizia ha fatto irruzione nella casa di Cardet, picchiandolo e procedendo in modo violento all’arresto davanti ai due figli del leader cristiano, come ha riferito Yaimaris Vecino, la moglie di Eduardo. Nonostante ciò, la sentenza del tribunale, emessa martedì scorso, ha incluso nella condanna anche l’aggressione nei confronti di pubblico ufficiale dello Stato, alterando in questo modo la realtà dei fatti come accusa la sua famiglia. “La sentenza si basa su dati manipolati, non sono state prese in considerazione nemmeno le testimonianze della difesa,” ha detto la moglie di Cardet in una dichiarazione pubblicata dal MCL. “Come immaginavamo, questo è stato un altro tentativo per trattenerlo più a lungo possibile” in carcere, ovviamente. Ecco perché la famiglia farà ricorso impugnando la sentenza.

Amnesty International ha già dichiarato Cardet “un prigioniero di coscienza”, lanciando un monito affinché “venga liberato immediatamente”. Anche perché come riferisce la moglie, Cardet, 47enne e medico di professione, soffre di significativi disturbi di salute, in particolare attacchi di asma a causa delle pessime condizioni delle carcere cubano.  

Ma quello di Cardet non è assolutamente un caso isolato. Anche l’artista cubano Danilo Maldonado Machado, conosciuto con il nome d’arte “El Sexto”, come Cardet, è stato arrestato per aver fatto una diretta Facebook lungo le strade di L’Avana nel corso delle celebrazioni della morte di Fidel Castro. Tuttavia, a differenza di Cardet, per Maldonado è stata indetta una campagna internazionale che  ha avuto successo e ha permesso di liberarlo. 

Tutto questo perché il regime cubano ammette la possibilità di arresto per motivi esclusivamente politici. Il mancato “rispetto” del regime, infatti, è un vero e proprio crimine punito con il carcere. E si stima che nel 2016 siano stati più di 10mila gli arresti per ragioni politiche, come rivela la Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale (CCDHRN), Ong che si occupa di monitorare l’oppressione politica cubana. 

Insomma, si spera che il caso di Cardet, grazie alla mobilitazione di autorità internazionali, faccia la stessa fine dell’artista Maldonado. Anche perché, se così non fosse, le sue condizioni di salute si potrebbero aggravare. E non sarebbe certo il primo che rimette la pelle a causa delle condizioni brutali delle carceri cubane.