Cucchi. Giovanardi: “Parte vicenda è tutta da chiarire”
22 Ottobre 2010
di redazione
"Vedo che le cose che ho detto un anno fa hanno trovato un riscontro nelle vicende giudiziarie. Fin dal primo momento ho detto che il povero Stefano Cucchi non era stato curato e che fu determinante il fatto che i medici non avessero capito che non era in grado di gestirsi. Se l’avessero nutrito, trattandolo come una persona malata, forse si sarebbe salvato. E questo dato ha trovato riscontro in sede giudiziaria, dove infatti i medici sono stati incriminati. La parte del presunto pestaggio è invece ancora tutta da definire". Così, ai microfoni di CNRmedia, il sottosegretario con delega alla Droga e alla Famiglia Carlo Giovanardi.
"Dobbiamo ricordare – continua Giovanardi – che il povero Stefano Cucchi era stato ricoverato 17 volte nei mesi precedenti, per varie lesioni, per cause che lui attribuiva a caduta dalle scale, incidenti stradali. C’è tutto un pregresso di una vita segnata dalla droga, una vita segnata da situazioni patologiche. Sarà il processo a stabilire questi punti ma quello che rilevo, ed è la cosa più grave, è che i medici non abbiano tenuto conto della fragilità di questo ragazzo e non abbiano capito che la sua volontà era inficiata da una serie di dati comportamentali, elementi che avrebbero dovuto essere palesi ai medici vista la sua storia clinica".
Infine Giovanardi si rivolge alla famiglia Cucchi: "Alla famiglia vorrei dire di fidarsi dei pubblici ministeri, di non mettersi in conflitto con la pubblica accusa, perchè a me sembra di una gravità inaudita il fatto che una persona possa morire perchè non viene curata o non viene nutrita. Insistere sulla colpa dei tre agenti, voler a tutti i costi farli condannare per omicidio premeditato quando la stessa accusa non arriva a queste conclusioni, è una strada che consiglierei alla famiglia di non seguire. Anche alla luce dei fatti accaduti prima del suo arresto".