Cucchi, omicidio preterintenzionale: sotto accusa tre carabinieri
17 Gennaio 2017
I tre carabinieri indagati per la morte di Stefano Cucchi sono accusati di omicidio preterintenzionale aggravato. Il pestaggio del giovane romano arrestato la sera del 15 ottobre 2009 si è trasformato in un capo d’imputazione secondo il quale i militari dell’Arma Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco colpirono Cucchi “con schiaffi, pugni e calci, provocandone tra l’altro una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale.
Da questo derivarono “lesioni personali in parte con esiti permanenti”, che “determinavano la morte” del detenuto. Avvenuta una settimana più tardi, nel reparto speciale dell’ospedale Sandro Pertini, anche a causa di quella che è stata definita “condotta omissiva dei sanitari“. La clamorosa svolta nell’inchiesta-bis, che per la prima volta arriva a contestare questo reato, è giunta al termine delle indagini preliminari, formalizzata con l’avviso notificato agli inquisiti. Ma non è l’unica novità.
L’indagine fu riaperta più di due anni fa, proprio a partire dall’assoluzione dei precedenti imputati, e grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso il ruolo dei carabinieri fatti sparire dal verbale d’arresto e la cancellazione delle tracce del fotosegnalamento nella caserma in cui Cucchi sarebbe stato picchiato. Dopo che l’ultima perizia ordinata dal giudice Elvira Tamburelli non è riuscita a sciogliere il nodo delle cause della morte di Cucchi, la Procura ha deciso di contestare il reato più grave, come da tempo chiedevano i familiari della vittima.