Da Bloomberg a Soros, i miliardari contro Donald Trump

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Da Bloomberg a Soros, i miliardari contro Donald Trump

26 Giugno 2017

Il miliardario ed ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, noto per le sue posizioni progressiste, ha da poco annunciato l’intenzione di investire 200 milioni di dollari in un “programma filantropico” teso a “sostenere politiche cittadine inventive e dare maggior peso ai sindaci nella scena politica nazionale”. L’iniziativa che potrebbe sembrare innocua da un punto di vista politico, non lo è, come vedremo tra un attimo. Proprio oggi Bloomberg presenterà ufficialmente, in occasione della Conferenza dei sindaci Usa a Miami Beach, il suo progetto e i contenuti del suo intervento sono già stati resi noti.

Pare proprio che l’ex sindaco della Grande Mela coglierà la palla al balzo per scagliarsi contro la Casa Bianca. Tra i punti chiave ci sono le politiche dell’amministrazione Trump in materia di immigrazione, mutamento climatico e controllo delle armi da fuoco. Bloomberg, che per un po’ aveva persino soppesato l’idea di una candidatura indipendente alla presidenza Usa, pare essere diventato il portavoce in pectore di un partito democratico allo sbando, ma soprattutto sembra essersi messo in testa di guidare i sindaci democratici e progressisti delle grandi città Usa. Almeno tutti quelli che intendono ribellarsi allo Stato federale, come nel caso del “muslim ban” sulla immigrazione.

Bloomberg è lo stesso che ha promesso di donare 15 milioni di dollari in due anni all'”U.N. Framework Convention on climate change”, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha negoziato l’accordo di Parigi: la cifra corrisponde esattamente alla quota che gli Stati Uniti non verseranno più, dopo il ritiro dal Protocollo annunciato dal Don. Quanti milioni di dollari sono disposti a raschiare dai loro conti in banca questi miliardari pur di debellare “il pericolo Trump”?! Si tratta degli stessi miliardari che, chi più chi meno, hanno contribuito a sostenere la predestinata Hillary in una delle più ricche campagne presidenziali della storia, ma anche in una delle più disastrose per i democratici. 

Va fatta comunque una differenza tra i Paperoni che giocano a carte scoperte, come il nostro Bloomberg, che in trasparenza si è schierato politicamente ed ha annunciato di volerci mettere montagne di dollari oltre la faccia. Ma contro Trump sono schierati anche i finanzieri alla Soros che, da quello che si dice, pare abbiano alacremente sospinto le manifestazioni anti-trumpiste pre e post elezioni, e che però non ci risulta militino ufficialmente nelle fila di nessun partito. Finanziatori occulti? Nel primo caso, dunque, almeno abbiamo un miliardario, Bloomberg, che, come Trump, scende in campo con tutta la sua forza economica per battere gli avversari. Nel secondo, Soros, abbiamo protagonisti  dell’alta finanza che, si dice, spalleggiano in modo meschino chi contesta il presidente democraticamente eletto.

In ogni caso, i miliardari USA sono un altro pezzo dell’establishment schierato contro Trump: i miliardari che ci mettono la faccia alla Bloomberg, i finanzieri nell’ombra alla Soros, i signori del web, e tutti quelli che hanno soldi e interessi nei grandi media, tutti quelli che stanno investendo e dando vita a un sistema caratterizzato da una sempre più estrema concentrazione editoriale, e che, come ricordava qualcuno nei giorni scorsi in Italia, hanno raddoppiato gli sforzi e i corrispondenti all’ultimo giro elettorale della settimana a scorsa negli USA, per trovarsi a raccontare di nuovo un’altra vittoria di Trump.