“Da Calderoli solo parole inopportune in un momento difficile e doloroso”

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“Da Calderoli solo parole inopportune in un momento difficile e doloroso”

17 Maggio 2010

Il Senatore del Pdl Luigi Ramponi, ex Comandante Generale della Guardia di Finanza e direttore del SISMI tra il ’91 e il ’92, non le manda certo a dire. Le parole del ministro Calderoli sulla missione italiana in Afghanistan? "Assolutamente inopportune". L’esportazione della democrazia? Potrebbe funzionare ma solo a patto di continui "aggiustamenti". La situazione in Afghanistan? Lui ne può parlare con cognizione di causa, visto che, da Presidente della Consulta della Difesa del Pdl, ha appena presentato una mozione in Parlamento per fare il punto sulla missione italiana. Abbiamo discusso della strategia americana, del "dialogo" con i Talebani moderati, dell’influenza pakistana nel conflitto. Dopo la morte di due dei nostri soldati al fronte, in un momento "difficile e di dolore".

Senatore, il ministro Calderoli ha dichiarato che "bisogna verificare se i sacrifici italiani in Afghanistan servono a qualcosa"

E’ un’affermazione che ritengo assolutamente inopportuna, proprio perché si verifica in un momento difficile e di dolore.

C’è bisogno di queste "verifiche"?

Sono d’accordo sul fatto che si debbano fare delle "verifiche" sulla missione ma vanno fatte quotidiniamente e non quando muore qualcuno. Nessuna verifica può giustificare il sacrificio dei nostri soldati. Si può verificare, piuttosto, se sia il caso o meno di rispondere positivamente alle Nazioni Unite e allo sforzo internazionale per evitare il proliferare di terrorismo.

Lei che risposta dà?

La missione che stiamo svolgendo in Afghanistan è sotto l’egida  delle Nazioni Unite. L’Onu prevede di intervenire laddove vi sono situazioni difficili per le popolazioni del mondo e noi siamo intervenuti e stiamo intervenendo, nell’interesse nazionale e in quello internazionale, nell’interesse della pace.

Calderoli ha anche espresso “perplessità sulla esportazione della democrazia”

E’ naturale avere qualche perplessità su quella che vorrei chiamare con una parola forte “la pretesa” dell’Occidente di esportare la democrazia. Sono d’accordo sul fatto che la democrazia sia il "meno peggio" dei sistemi di governo di uno Stato, come diceva Churchill, ma il fatto di volerla far funzionare nei termini in cui noi riteniamo debba funzionare nei Paesi di cultura occidentale mi sembra una impresa non dico condannata al fallimento, ma perlomeno destinata ad accettare degli aggiustamenti, degli accomodamenti, degli adeguamenti continui…

Lasciamo perdere Calderoli, allora. Qual è il quadro in Afghanistan?

Ho appena presentato una mozione, firmata anche da altri senatori, in cui sottolineo la necessità del nostro impegno, della protezione dei nostri uomini al fronte, della definizione di un inizio di una dead line per il ritiro…

Ci ritiriamo dall’Afghanistan?

So bene che gli americani sopportano per la gran parte lo sforzo bellico in Afghanistan ma non capisco perché Obama si possa permettere di affermare che l’esercito Usa inizierà a ripiegare fra 16 mesi mentre alla Nato non è permesso dire che, proprio perché il grosso delle truppe americane iniziano a venire via, anche gli Alleati possono fare lo stesso. Naturalmente sarebbe un piano di ritiro in funzione della preparazione e della sostituzione delle forze di polizia e delle forze armate afghane.

Il nostro governo dovrebbe fare una riflessione più approfondita sui limiti e i problemi della missione? La corruzione all’interno del governo Karzai, per esempio…

Quello di cui mi parla è oggetto di continua riflessione da parte nostra. Non vorrei che si pensasse che gli uomini del governo – io stesso sono Presidente della Consulta della Difesa del Pdl – si riuniscono, decidono, mandano truppe al fronte senza avere cognizione di quello che stanno facendo…  

Si parla molto di dare finanziamenti al Pakistan per stabilizzare l’area ma il gioco vale la candela dopo quello che è accaduto a Times Square?

Sono perlomeno tre anni che dico che la chiave del conflitto afghano passa per il Pakistan. Non c’è stato nessun movimento guerrigliero o insurrezionale che sia stato stroncato fino a quando ha potuto godere di paradisi dove rifugiarsi, dal Vietnam all’Algeria. I Talebani e Al Qaeda hanno trovato riparo in Pakistan. Naturalmente Islamabad ha dei problemi difficilissimi da risolvere: prima di tutto si logora e si dissangua nel confronto con l’India e poi ha al suo interno delle genie pashtun che ufficialmente o ufficiosamente aiutano gli stessi Talebani. I servizi di intelligence pakistani avevano tutta una serie di contatti proprio con i Talebani quando c’erano i russi in Afghanistan…

Quali saranno le prossime mosse degli americani?

La nuova strategia di McChristal prevede da una parte di intensificare l’azione al confine, attraverso un uso oculato di sistemi come i droni, dall’altra di spingere il Pakistan affinché compia delle operazioni di contrasto per togliere l’erba sotto i piedi di Al Qaeda. Naturalmente i qaedisti reagiranno, magari organizzando altri attentati contro l’India e facendoli passare per un attacco pakistano, e così via…

Il “surge” del Generale Petraeus potrebbe funzionare anche in Afghanistan? Kabul non è Baghdad

Verissimo.

E sempre che il surge continui, visto l’aumento degli attentati in Iraq dall’inizio dell’anno

Purtroppo è così…

Ma allora dobbiamo dialogare o no con i “Talebani moderati”?

Provi a guardarla in questo modo: se a un certo punto Petraeus si fosse trovato in Afghanistan e fosse riuscito a mettere in atto un sistema in grado di comporre determinati conflitti, a isolare Al Qaeda, coinvolgendo i vari capi delle tribù, e noi adesso ci chiedessimo ‘si può fare anche in Iraq?’, la risposta sarebbe ‘si può fare anche in Iraq ma partendo da altre basi’.

In buona sostanza?

E’ necessario avviare dei contatti sul piano locale e sul piano regionale con le forze pronte a dialogare. E’ un passaggio della mia mozione, è il terzo punto della strategia di Obama, è stato uno dei pilastri fondamentali dell’ultimo vertice di Londra sull’Afghanistan.

Funzionerà?

Non ci sono alternative alla necessità di mettere con le spalle al muro i Talebani, di impedirgli di prendere il controllo di altre zone del Paese o di potersi rifugiare in Pakistan. Per carità, il fatto di trattare con l’avversario è un’ottima soluzione, ma bisogna far sì che il nemico sia in un certo senso costretto a trattare, che non possa farlo da un punto di forza, perché in questo caso tornerebbe a farsi avanti con la stessa arroganza di prima e tutti i nostri risultati sarebbero stati vani.

A che punto sono le trattative in questo momento?

Da tempo il Presidente Karzai sta cercando dei contatti con i Talebani "moderati". Anche i servizi segreti dell’Arabia Saudita lavorano in questa direzione. Mi sembra positivo il fatto che nel frattempo il Pakistan abbia avviato delle operazioni molto serie contro i Talebani ed Al Qaeda, così come sarà importante se il Generale McChristal riuscirà ad occupare l’area di Kandahar. Non c’è dubbio che la conclusione del conflitto non sarà puramente militare, così come non c’è dubbio che si tratta di un’operazione articolata e complessa che non è identica a quella svolta in Iraq.