Da Epifani alla Camusso la Cgil cambia la regia ma non la strategia
03 Novembre 2010
Cambio di regia alla Cgil. Il voto del Comitato direttivo nazionale, previsto per oggi, eleggerà per la prima volta una donna alla guida del sindacato. E’ Susanna Camusso, attualmente vice di Epifani, l’erede designata dal predecessore che lascia dopo 8 anni. I lavori si svolgeranno presso il centro congressi Frentani a Roma, con la relazione riassuntiva della consultazione che si è svolta il 20 e 21 ottobre scorso a cura del comitato dei Saggi (5 dirigenti) presso tutti i 162 componenti del Comitato direttivo. Quindi il voto, e la proclamazione della prima donna alla guida del sindacato rosso. Per domani è prevista la festa di addio dell’attuale segretario, Guglielmo Epifani. Al Teatro Quirino, per l’occasione, ci saranno Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil).
Il cambio al vertice avviene in un momento difficile sia per le sorti organizzative della stessa Cgil che per le vicende economiche e sociali.
Susanna Camusso, milanese, classe 1955, comincia l’attività sindacale nel 1975 con l’incarico di coordinare le politiche delle “150 ore” e del diritto allo studio per la Flm di Milano, la categoria unitaria dei metalmeccanici (oggi Fiom). Dal 1977 prende la direzione della Fiom per seguire le vicende dei lavoratori del gruppo Ansaldo. Nel 1980 entra a far parte della segreteria provinciale di Milano, nel 1986 di quella regionale della Lombardia e dal settembre del 1993 arriva alla segreteria nazionale con la responsabilità del settore auto e poi della siderurgia, che dovrà lasciare nel 1997 perché eletta segretaria generale della Flai Lombarda (federazione lavoratori agro industria), incarico che ricoprirà fino all’elezione a segretario generale della Cgil Lombardia nel 2001. Il 16 giugno 2008, in piena era Epifani, arriva l’elezione in segreteria confederale, e l’8 giugno scorso l’incarico di vice segretario vicario della Cgil.
Velista per hobby, la Camusso si troverà adesso al timone di una barca – la Cgil – che ha dimostrato di imbarcare acqua da più parti nella storia più recente. Il vento che spira, poi – con una crisi economica senza precedenti, una vicenda Fiat-Fiom allo stremo della lotta, un’unità sindacale che non si ricompone – suggerisce di ammainare le vele dello scontro a tutti i costi, che ha caratterizzato l’epoca di Epifani, per consentire al sindacato di navigare senza rischi nel mare aperto del nuovo scenario economico globalizzato dai contorni a tratti indefiniti e che, prima di ogni cosa, richiede di riformare le antiche concezioni del diritto del lavoro e delle relazioni industriali.
Diverse le questioni che la Camusso troverà sul tavolo della segreteria e che dovrà presto affrontare: la trattativa con la Confindustria (con un’altra donna Leader), la questione della sciopero generale che sta molto a cuore alla Fiom (e sul quale, nella gremita piazza del 16 ottobre, Epifani ha voluto sorvolare non negando né affermano fattibilità e opportunità), l’unità sindacale con la Cisl e l’Uil.
Più delle altre, sembrerebbe la vicenda Fiat il vero e proprio test di ammissione al nuovo mandato. La Camusso non è nuova a vicende con la Fiat. Nel 1993 viene chiamata a guidare la Fiom a Roma, nella segreteria nazionale, da Fausto Vigevani. La delega è una delle più prestigiose, appunto l’auto. Che significa prima di tutto competere con la Fiat, “il padrone” per antonomasia delle tute blu. Le cose non vanno per il verso giusto e, Claudio Sabatini che intanto succede a Vigevani, la mette fuori dal “suo partito del lavoro” che è la nuova Fiom. La rimozione, che la Camusso accuserà essere avvenuta con metodi stalinisti, arriva dopo la sottoscrizione di un accordo con la Fiat sul lavoro notturno ritenuto “troppo penalizzante per le donne”. Se è vero che le donne non dimenticano mai i torti subiti, il pugno di ferro attualmente in corso tra Marchionne e Fiom (Cgil) su “Fabbrica Italia” potrebbe essere l’attesa occasione di riscatto per la Camusso. Ovviamente, dipende dai punti di vista che alla vicenda Marchionne si possono dare. Epifani, su questa vicenda, ha sempre dato colpa al governo per non aver “imposto un tavolo di trattativa e costruito una proposta per difendere investimenti e occupazione”. Che farà, ora, la Camusso? Sua convinzione, pare, è che sia sbagliata l’idea secondo cui bisogna ridurre la capacità contrattuale del sindacato per affrontare la stagione di crisi economica che stiamo vivendo. E che la contrattazione resta lo strumento fondamentale, anche se deve essere innovata. Fin qui dunque nulla di nuovo, con il ripetersi del copione del predecessore Epifani. Un piccolo barlume di speranza, invece, si nasconde dietro un’altra affermazione della Camusso: “non basta limitarsi a difendere ciò che avevamo perché la pura difesa indebolisce”. Che sia un messaggio alla Fiom e un invito a collaborare a Cisl e Uil? Vedremo.
Intanto, a scommettere sul futuro del sindacato è la stessa Cgil. Che punta sui primi cento giorni del nuovo mandato della Camusso, ritenuti “molto importanti” e anzi “decisivi”. Tutto bene se arriveranno segnali forti, altrimenti il rischio è di un collasso dall’interno.