Da Mps alle banche venete, ma quanto ci costa l’indecisione di Padoan?!

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Da Mps alle banche venete, ma quanto ci costa l’indecisione di Padoan?!

26 Giugno 2017

Siccome non vogliamo fare il megafono dei giornaloni finanziari come il Financial Times che sulle banche venete ieri ha strigliato l’Italia parlando di salvataggio fatto dal governo italiano sulla pelle dei contribuenti, fuori dalle regole Ue e senza rispettare mercato e concorrenza, proviamo a dare la nostra versione dei fatti.

Non occorre essere pregiudizialmente contro interventi dello Stato se hanno come obiettivo la messa in sicurezza di un comparto strategico come quello bancario, e del resto, nella operazione in corso, checché ne dica il Financial Times, Intesa, una banca solida intervenuta nel salvataggio, ha fatto un’operazione di mercato che in fondo è comprensibile, ampliando il suo ‘portafoglio’ a una importante area produttiva del Paese, salvaguardando i propri investimenti e mollando i crediti deteriorati e il costo degli esuberi allo Stato.

Certo “viste le condizioni e l’esborso per i contribuenti al fine di annullare qualsiasi rischio per il compratore”, come notava ieri il senatore Gaetano Quagliariello, “da liberali ci chiediamo se non sarebbe stato più equo, più trasparente e soprattutto più conveniente nazionalizzare per poi rivendere a condizioni di mercato anziché regalare a caro prezzo per i cittadini”. Salvare, appunto, anche a costo di nazionalizzarla, una banca per poi rivenderla, è una operazione che se fatta bene ha comunque senso.

D’altra parte quelle regole europee che l’Italia avrebbe aggirato – e pur sottolineando che qualcuno a Bruxelles continua ad andare nella direzione di Renzi & Co., va detto che Bankitalia sostiene che non lo sono state, aggirate –  quelle regole, dicevamo, sono state interpretate perlomeno creativamente da altri Paesi Ue, vedi la Francia. Insomma il problema non è tanto difendere il nostro sistema bancario, il vero tema è uno, farlo bene, e due, farlo nei tempi giusti. La domanda è quindi perché Renzi prima e Gentiloni dopo, il premier lunedì ha parlato addirittura di intervento “urgente” per le Venete, insieme al ministro Padoan, abbiano aspettato così tanto per intervenire.

E’ evidente che più tempo passa quando c’è da salvare qualcosa maggiore poi è l’esborso per lo stato e dunque per i contribuenti, più tempo passa senza che la buona politica trovi delle soluzioni maggiori diventano i rischi per il nostro sistema Paese: un film già visto con Monte Paschi, con tutti quegli aumenti di capitale, drenati anche coinvolgendo il mercato ma che poi non sono serviti a nulla. Ricordate? A un certo punto Corrado Passera fece una proposta seria per il salvataggio di Mps e il governo, e Renzi, con una chiusura dal sapore tutto politico, preferirono chiudere la porta davanti a Passera e aprirla a JP Morgan.

E allora, dalle Banche venete a Monte Paschi, perché il governo italiano non è stato capace di intervenire nei tempi giusti, aumentando solo costi e rischi delle operazioni di salvataggio? Quanto sono costate le perdite delle venete nell’ultimo anno? Perché la politica e nello specifico la politica renziana non si decide mai? Nella chiusura del suo articolo così duro verso l’Italia, il Financial Times adesso accende i riflettori su Carige. Per favore qualcuno a Palazzo Chigi e in consiglio dei ministri si dia una svegliata prima che altri mesi trascorrano inutilmente per ritrovarsi poi ad aprire la borsa (degli italiani) che intanto resta sempre più vuota.