Da Nord a Sud, per il centrosinistra tira una brutta aria
15 Maggio 2009
Ventisette. Tante sono le giunte provinciali in bilico per il centrosinistra. Questo numero nella smorfia napoletana rappresenta “o cantero”, il vaso da notte. Qualcosa vorrà pur dire. Cabala a parte, vaso o non vaso, a preoccupare la sinistra è più che altro la notte. Come quella che, sondaggi alla mano, rischia di iniziare anche nei feudi che fino all’altro ieri sembravano blindati, inattaccabili. Ma quel diritto divino che per decenni ha fatto soffiare i gonfaloni provinciali perennemente a sinistra è cambiato.
Rimini, Parma, Piacenza, Ancona, Grosseto, Terni. E poi più giù, in Puglia, vedi Lecce, e in Campania, leggi Salerno. Tutto è in bilico. La paura più forte per il Pd corre sull’asse Parma, Piacenza, Rimini, Ferrara. E già questa è una notizia. Il responso elettorale non aveva mai suscitato paure. L’urna è sempre stata amica.
“Se prima si partiva sempre sconfitti almeno oggi c’è la speranza di poter aspirare ad un ballottaggio, ecco già questo sarebbe un ottimo risultato”, a parlare è Mario Botti, spin doctor di Davide Verri, in candidato della lista civica “per Verri Presidente”, siamo in provincia di Ferrara. Davide Verri nella bassa padana è un personaggio molto conosciuto che ha deciso di correre appoggiato solo da liste civiche. Sfida Marcella Zappaterra, una Concita de Gregorio del ferrarese che per rimanere alla guida della provincia punta tutto sui numeri, “Il tasso di disoccupazione è passato dall’8,5% del 1998 al 2,7% del 2007 mentre la media regionale è scesa dal 5,4% al 2,9%; i redditi pro capite sono cresciuti del 10%; all’interno della Provincia”, ripete da mesi. Che sia alla sagra della fragola o al pranzo elettorale del Pd, lei non fa che sventolare fogli con quei dati. Tra i due si inserisce Mauro Malagutti, il candidato ufficiale del Pdl. Per molti il fatto che Verri e Malagutti non abbiano trovato un accordo e vadano separati equivale a non aprire le vele ad un vento che sembrava favorevole.
“Sa da cosa capiamo che per il Pd e la sinistra in generale la strada non è più in discesa perenne? Dal fatto che fatichino moltissimo a coinvolgere i militanti. Volantari disposti a fare il porta a porta ce ne meno che in passato”, spiega Neda Barbieri, ex sindaco di Vogheria e consigliere provinciale uscente della lista civica Alleanza per Ferrara, una che di sinistra non lo è mai stato.
Un po’ la crisi della sinistra in generale, un po’ la loro involuzione a mantenere il contatto con i cittadini, un po’ per il gran successo di Berlusconi. Ecco che il Pd scopre la paura della perdita di consenso.
A Parma questa paura è aumentata dopo che Luciano Mazzoni è passato dal Pd all’Udc. Non è un cambio di casacca come ne accadono di continuo. Non lo è per il semplice motivo che Mazzoni è stato il fondatore del Pd di Parma. Ma se gli chiedete il perché di questo divorzio vi risponderà che non è stato lui ad abbandonare il partito, ma semmai il Pd ad abbandonare il suo progetto originario. Mazzoni in Provincia sostiene Mauro Libè, candidato dell’Udc. Il partito di Casini dovrà vedersela contro il presidente uscente, Vincenzo Bernazzoli ovviamente del Pd, mentre il Pdl e la Lega hanno scelto di puntare su Giampaolo Lavagetto, un quarantenne di belle speranze già assessore a Parma. Ce la farà? Nulla è certo. L’unica cosa certa sono i timori del Pd che rischia di andare al ballottaggio. Le vicende di Parma sono ben raccontate dal quotidiano on line parmadaily.it diretto da Andrea Marsiletti, che non ha dubbi, “il ballottaggio per il Pd sarebbe un duro colpo”. Storie simili a Piacenza, Ancona, Terni. Tutte a rischio ballottaggio.
A Piacenza, la più settentrionale delle provincie emiliane, per il Pd e le sinistre varie tira una brutta aria. Il centrodestra corre unito con l’appoggio dell’Udc, tutti puntano su Massimo Trespidi. Il Presidente uscente, Gianluigi Boiardi, si aggira per i paesi con fare preoccupato. Singolare lo slogan con il quale ha deciso di riproporre la propria candidatura, “Facciamolo nostrano”, refrain di quel “famolo strano” di verdoniana memoria. Intanto c’è chi spera che Alemanno, dopo aver incontrato i candidati locali di Terni vada a fare un giro anche in quel di Piacenza.
Insomma il vento è cambiato. Una volta era solo il profondo nord ad essere terra ostile per la sinistra. L’asticella non era mai scesa sotto il livello del Po. Sondaggisti, opinionisti, candidati e militanti, tutti hanno la stessa convinzione: sarà impossibile per la sinistra mantenere i successi del 2004. Quando le sue conquiste provinciali passarono da 44 a 52 giunte.