Da Palermo a Sambuco, l’Italia alle urne
09 Maggio 2007
In ballo non c’è soltanto il destino di otto province e oltre mille comuni d’Italia. In gioco nelle amministrative del 27 e 28 maggio (13 e 14 per la Sicilia e il 20 per la Val d’Aosta) c’è molto di più. Già, perché fatta salva la caratura specifica di una consultazione che per ovvie ragioni risente di dinamiche locali, il responso che uscirà dal voto di dodici milioni e mezzo di elettori in tutto il Paese non potrà non fornire importanti segnali sulle dinamiche che occupano l’agenda politica nazionale.
Lo spaccato d’Italia che a fine mese si recherà alle urne riflette la variegata realtà del Paese. Si va da grandi città come Palermo e Genova, con oltre 600mila abitanti, a capoluoghi di rilievo come Verona, Taranto e Reggio Calabria, fino alle 89 anime di Sambuco in provincia di Cuneo. Quanto alle province, le amministrazioni da rinnovare sono quelle di Vercelli, Como, Varese, Vicenza, Genova, La Spezia, Ancona e Ragusa.
Domenica prossima si parte dalla Sicilia, dunque, dove lo scontro più atteso è quello per la conquista del Comune di Palermo. O meglio la riconquista, comunque vada, perché a sfidare il sindaco uscente, l’azzurro Diego Cammarata di nuovo in campo per il centrodestra, non sarà un volto nuovo, ma quel Leoluca Orlando che sullo scranno più ambito di Palazzo delle Aquile è già salito per ben tre volte. Prima nel 1985, con la Dc, poi nel ’93, cavalcando la lunga onda emotiva di Tangentopoli e delle stragi di mafia alla guida del movimento “la Rete”, e ancora nel ’97, per poi dimettersi nel dicembre del 2000 e capitolare nelle regionali dell’anno successivo. Nel ’99 si annovera l’adesione ai “Democratici” di Romano Prodi, poi è arrivato il matrimonio mal riuscito con la Margherita, prematuramente concluso alla vigilia delle regionali del 2006, quando l’ex sindaco, in occasione delle primarie, scelse di schierarsi con Rita Borsellino.
A portarlo a Montecitorio ha dunque provveduto l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. E chissà che ad intenerire il cuore dell’ex pm non abbia contribuito il ricordo di quando Leoluca Orlando, agli albori del decennio scorso, soleva declamare ossessivamente, aiutandosi con il convulso sbattere di ciglia come ad allontanare il diavolo, le sigle di quel pentapartito che lo aveva politicamente allevato, e che in quegli anni cadeva sotto i colpi incrociati del pool di Manipulite e della Procura di Palermo. Ora che le primarie l’hanno incoronato candidato unico del centrosinistra, l’ex profeta del sospetto come anticamera della verità s’è adeguato ancora una volta ai tempi, e conversando con Aldo Cazzullo ha regalato al Corriere della Sera un titolo spiazzante: “Orlando: un errore processare Andreotti”.
Un messaggio studiato per “rassicurare”, come ha rilevato qualche osservatore. Forse per strizzare l’occhio a quella parte di opinione pubblica presso la quale Giancarlo Caselli è da tempo passato di moda, o a quell’altra parte, ancor più consistente, che dal “casellismo” di cui Orlando fu fra i massimi interpreti non s’è mai lasciata sedurre. Far breccia nel cuore di questa seconda Palermo per l’ex leader della Rete sarà davvero molto difficile. Ciò non toglie che la temperatura è incandescente, e in questo concitato rush finale i partiti della Cdl siciliana devono vigilare affinché i contrasti interni alle non impediscano a Cammarata (che dalla sua ha sempre rivendicato cinque anni di lavoro, un fiorire di opere pubbliche e il sostegno di 14 liste di rilievo) di centrare l’obbiettivo al primo turno, lasciando campo libero alle imprevedibili dinamiche del ballottaggio.
In attesa che arrivi il 27 maggio, tutta Italia guarda con curiosità ed una certa apprensione alla Sicilia dove, lo ricordiamo, alle urne si andrà questa domenica. Perché in programma c’è la grande sfida di Palermo, naturalmente. Ma anche in virtù di quelle singolari alchimie che hanno portato l’Udeur e i Ds di Agrigento ad allearsi contro il resto dell’Unione a sostegno dell’ex segretario provinciale dell’Udc, e la Quercia di Cefalù ad unirsi al partito di Casini. Questioni locali, certo. Ma non troppo: con il proliferare di cantieri aperti nel cortile della politica italiana, l’orientamento degli oltre due milioni di elettori siciliani non è un dato da sottovalutare. Per capire cosa potrebbe accadere due settimane dopo nel resto d’Italia. E per intuire su quali rapporti di forza, in un campo come nell’altro, si giocherà il risiko dei mesi a venire.