Da Roma a Verona, un NO forte e chiaro alla riforma Renzi!
26 Novembre 2016
Da Roma a Verona, due piazze italiane si uniscono per dire NO al referendum e al pasticcio costituzionale Renzi-Boschi-Alfano-Verdini. A Roma, hanno manifestato i Comitati civici e riformatori del NO che serve con il movimento Idea. A Verona, è sceso in piazza il popolo del Family Day. “Io Voto No”, la mobilitazione a Roma, si è mossa tra piazza e teatro. I manifestanti si sono riuniti in piazza Montecitorio e poi, in corteo, hanno manifestato fino a raggiungere il Teatro Quirino, dove sono intervenuti i parlamentari Andrea Augello e Guglielmo Vaccaro, con il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e i rappresentanti del territorio. A Luca Telese, il compito di intervistare il direttore de “La Verità”, Maurizio Belpietro.
“C’è una grande pressione sul voto degli italiani all’estero, e c’è una grande fragilità della nostra democrazia”, ha detto l’onorevole Guglielmo Vaccaro intervenendo al Teatro Quirino. “Il Governo punta su quei quattro milioni di voti sostenuto da una rete consolare non imparziale”. “Mentre ero in Argentina a visitare tre città per spiegare le ragioni del No,” ha spiegato Vaccaro, “è arrivato su un aereo di Stato il sottosegretario Amendola, che ha incontrato le comunità italiane grazie all’aiuto dei Consolati”.
“Il Governo non voleva fare una riforma costituzionale, ma una macchina infermale grazie alla quale il Pd di Renzi le elezioni o le vince o al peggio le patta”, così il senatore Andrea Augello, che avendo partecipato ai lavori in Commissione Affari costituzionale del Senato, dove è stata discussa la riforma, ha ricordato che “si è proceduto a colpi di maggioranza”. “E’ stata fatta una gara a cronometro – ha sostenuto – come la Parigi-Rubaix. La maggioranza ripete che sono state fatte migliaia di votazioni, ma la verità è che gli emendamenti sono stati bocciati senza nemmeno essere discussi. La Boschi non ha mai sostenuto una discussione di merito in Commissione, limitandosi a scuotere la testa come un notaio”.
“Se dovesse vincere il Sì l’Italia finirebbe nelle mani da una parte dei servi e dall’altra degli arroganti”, ha detto quindi Gaetano Quagliariello, presidente del movimento Idea. “Noi preferiamo non essere servi per essere dei cittadini”. Quagliariello ha ricordato che i parlamentari del Movimento sono usciti dalla maggioranza “pur essendo sul carro del vincitore” e votando poi No alla riforma. “Noi stiamo combattendo con le cerbottane – ha detto parlando della campagna referendaria – mentre dall’altra parte c’è un esercito con le bombe atomiche. Ma sono sicuro che al referendum vincerà il No, perché il popolo capisce più di quello che Renzi crede”. “Noi abbiamo fatto il possibile in Parlamento per votare Sì alla riforma – ha proseguito – perché eravamo convinti che delle riforme servissero”.
“Dinnanzi alla più lunga crisi economica dell’ultimo secolo, a delle immigrazioni bibliche, alla crisi dell’Europa e a un welfare che non riesce a dare garanzie ai nostri giovani, riunire il Paese introno a un disegno costituzionale avrebbe consentito di affrontare meglio le difficoltà”. “Ma una cosa è riunire il Paese un’altra e diventare il lacché di un giovane che crede di essere onnipotente ed ha voluto trasformare la riforma e il referendum in un plebiscito”. “Dobbiamo costruire una alternativa a Renzi – ha detto ancora Quagliariello – e col referendum ci giochiamo se questa alternativa deve essere liberale e cattolica o deve essere solo grillina. Se vince il Sì rimarranno in campo solo Renzi e Grillo”.
Alla piazza di Roma ha risposto la piazza di Verona, dove i parlamentari di IDEA, Eugenia Roccella e Carlo Giovanardi, hanno partecipato alla manifestazione con Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli. Gandolfini ha marcato le distanze dai contenuti della riforma, spiegando le ragioni del NO. Se vincesse il Sì, per Gandolfini, ci sarebbe il rischio di dare avvio a un meccanismo che potrebbe “prendere più velocemente decisioni contro la famiglia. Già è arrivata la legge Cirinnà sulle unioni civili, ma nel prossimo futuro potrebbero esserci l’adozione del figlio del partner, la stepchild adoption e il sì all’utero in affitto, l’educazione al gender nelle scuole, la legalizzazione della cannabis, il suicidio assistito. Tutto questo va contrastato e non assecondato, mentre la riforma darebbe al premier più poteri per fare tutto questo”.
Gandolfini ha quindi chiesto un “confronto pubblico” al premier Renzi. “Il nostro ‘No’ non è per vendetta”, sottolinea. “L’accentramento del potere in un’unica direzione nega di fatto la democrazia e del bilanciamento dei poteri. L’annullamento dei corpi intermedi, primo fra tutti la famiglia, allontana la partecipazione del popolo alle decisioni che lo riguardano”. “Renzi ci ha sfidato, dicendo che sarebbe andato nelle parrocchie di tutta Italia a spiegare le ragioni della riforma. Noi ci siamo andati veramente, organizzando centinaia di incontri ma non abbiamo visto il premier”. “La decisione di votare No non è una vendetta, – spiega ancora Gandolfini – ma la logica conseguenza davanti ad un governo che ha portato avanti a colpi di fiducia leggi contro la vita e la famiglia e tramite una riforma che indebolisce la rappresentanza popolare vuole riscrivere l’antropologia della società italiana”. Quindi l’appello al premier: “Renzi hai ancora di una settimana di tempo per incontrarci in un confronto pubblico! Noi siamo disponibili sai dove trovarci”.
“Da Verona, con la piazza delle famiglie per il No, a Roma, con la manifestazione di Idea al teatro Quirino, oggi è stato mandato al premier un messaggio forte e chiaro: nessuna fiducia a questo governo e alle sue pessime riforme”, ha detto Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. “‘Renzi ci ricorderemo era lo slogan lanciato dal popolo del Family Day – ha detto dal palco la parlamentare – oggi diciamo: ‘Renzi, sarai tu a ricordarti di noi, dell”accozzaglia’ che ti manderà a casa”. Secondo Carlo Giovanardi, “La riforma è scritta male” e soprattutto sono state disattese quelle richieste che avrebbero permesso di arrivare a un testo più condiviso. “Da Verona – haa ggiunto Maurizio Gasparri – abbiamo lanciato un ulteriore e forte messaggio perché il No prevalga. A Renzi il popolo del Family day ha inviato oggi quella risposta al ‘non dimenticheremo’ che era stato già annunciato al Circo Massimo. Non dimentichiamo la distruzione della famiglia perseguitata da Renzi con politiche fiscali ed economiche devastanti. Il 4 dicembre diremo tutti ‘no'”.
Alla manifestazione di Verona hanno partecipato parlamentari di diversi partiti, che hanno sostenuto le istanze del movimento pro-familydurante il percorso della legge sulle unioni civili e che attualmente si stanno spendendo per il NO alla riforma costituzionale. Con Roccella, Giovanardi, Gasparri, i parlamentari Lucio Malan, Gian Marco Centinaio e Alessandro Pagano.