Da Ue multa a Google per 2,42 miliardi di euro
27 Giugno 2017
di Redazione
La Commissione europea ha imposto a Google un’ammenda di 2,42 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’Ue. Ha abusato della posizione dominante sul mercato in quanto motore di ricerca accordando un vantaggio illegale a un altro suo prodotto, il servizio di acquisto comparativo. La società deve interrompere il comportamento entro 90 giorni o sarà soggetta al pagamento di una penalità fino al 5% del fatturato giornaliero medio mondiale di Alphabet – la società madre di Google.
“Google ha lanciato tanti prodotti e servizi innovativi che ci hanno cambiato la vita. Gli effetti sono indubbiamente positivi. Ma – dichiara Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza – nella strategia attuata per il suo servizio di acquisti comparativi, non si è limitata a rendere il suo prodotto migliore di quelli concorrenti per attrarre più clienti. Google ha abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca per promuovere il suo servizio tra i risultati della ricerca e per retrocedere quello dei concorrenti. Google ha tenuto un comportamento illegale ai sensi delle norme antitrust dell’UE perché ha impedito ad altre imprese di competere in base ai propri meriti e di innovare. Ma soprattutto, ha negato ai consumatori europei la possibilità di scegliere liberamente i servizi e di sfruttare appieno i vantaggi dell’innovazione.”
Nel 2004 Google è entrata nel mercato distinto dei servizi di acquisti comparativi in Europa, con un prodotto inizialmente denominato “Froogle” e rinominato “Google Product Search” nel 2008 e “Google Shopping” nel 2013. Il prodotto consente ai consumatori di raffrontare i prodotti e i prezzi online e individuare offerte proposte da rivenditori online di tutti i tipi, tra cui negozi online dei produttori, piattaforme come Amazon e eBay e altri rivenditori. “Secondo i dati di cui disponeva all’epoca – si legge in una nota -, Google era al corrente dei risultati scadenti di Froogle sul mercato. Per essere competitivi, i servizi di acquisti comparativi si basano, in ampia misura, sul traffico: più è intenso, più le pagine sono cliccate e gli utili aumentano. Inoltre, l’aumento del traffico attira un maggior numero di rivenditori che vogliono proporre i loro prodotti attraverso il servizio di acquisti comparativi. Grazie alla sua posizione dominante nella ricerca generica su internet, il motore di ricerca di Google è un’importante fonte di traffico per i servizi di acquisti comparativi“.
“Dal 2008 – continua la nota – Google ha operato un cambiamento di rotta nella strategia attuata per affermare il proprio servizio di acquisti comparativi sui mercati europei, facendo leva sulla propria posizione dominante nella ricerca generica su internet invece che sulla capacità di competere in base ai propri meriti. Google ha sistematicamente attribuito una posizione preminente al proprio servizio di acquisti comparativi: quando il consumatore effettua una ricerca su Google in relazione alla quale il servizio di acquisti comparativi della società americana vuole proporre risultati, questi sono visualizzati in cima ai risultati della ricerca o comunque tra i primi. Nelle pagine dei risultati della ricerca Google ha retrocesso i servizi concorrenti di acquisti comparativi: tali servizi sono visualizzati sulla base di algoritmi di ricerca generica, che Google ha impostato secondo una serie di criteri che finiscono per far retrocedere i servizi di acquisti comparativi concorrenti. I dati dimostrano che anche i servizi concorrenti più alti in graduatoria finiscono in media solo a pagina quattro dei risultati di ricerca su GOOGLE e altri figurano ancora più in basso. Il servizio di acquisti comparativi di Google non è soggetto agli algoritmi di ricerca generica della società , per cui non viene retrocesso. Tale servizio è quindi molto più visibile ai consumatori nei risultati della ricerca su Google rispetto ai servizi concorrenti”.
Immancabile e immediata la reazione del Codacons che ha espresso “piena soddisfazione” per la multa da 2,42 miliardi di euro comminata dalla Commissione Ue. “Quanto evidenziato dall’Ue è molto grave, perché le alterazioni nei risultati delle ricerche eseguite dagli utenti modificano in modo sensibile le scelte economiche dei consumatori”, spiega il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi. “Ciò si presta in modo evidente a deviare gli acquisti online con ripercussioni dirette per gli utenti e per le loro tasche. In tal senso la sanzione della Commissione Ue è particolarmente importante perché riconosce la lesione subita dai consumatori, e punisce lo strapotere delle multinazionali del web che, troppo spesso, operano al di fuori delle regole e delle leggi”, conclude Rienzi.