
Da Wikileaks nessuno scoop: sull’Iran basta leggere Michael Ledeen

29 Ottobre 2010
Stando a un recente articolo del New York Times, una parte dei documenti classificati del Pentagono resi pubblici la scorsa settimana da Wikileaks dimostrerebbe come l’Iran non finanzia solo Siria, Hezbollah ed Hamas, ma anche svariati gruppi terroristici che hanno operato e operano in Iraq e Afghanistan contro le truppe occidentali, americane in particolare. La notizia è rimbalzata con clamore sui giornali e le tv di tutto il mondo, tuttavia non si tratta assolutamente di uno scoop, almeno per chi ha l’abitudine di leggere Michael Ledeen su Pajamasmedia.
Dalle colonne del blog Faster, Please!, Ledeen denuncia da anni la condotta di Teheran e la vera sorpresa quindi sta nel fatto che finalmente ne parli anche il New York Times, costringendo persino chi finora non ha voluto vedere la realtà dei fatti ad aprire gli occhi. Come dice Ledeen, “sono anni che gli ufficiali americani di stanza in Iraq ed Afghanistan ci dicono che gli iraniani finanziano, armano e formano i terroristi che combattono contro di noi”, mentre lo stesso Karzai ha candidamente ammesso che un flusso consistente di denaro proveniente da Teheran entra regolarmente nelle casse del governo di Kabul. D’altronde, come scrive Fouad Ajami sul Wall Street Journal, “Karzai non ha bisogno di essere un grande stratega per capire che gli conviene accettare l’aiuto di Teheran, soprattutto alla luce dell’irresolutezza dimostrata finora da Obama. Gli americani andranno via prima o poi, mentre gli iraniani abitano alla porta accanto, perché non accettare il loro aiuto?”.
Naturalmente non ci sarebbe niente di strano nell’accettare i finanziamenti di un paese straniero, esattamente come avviene per gli Stati Uniti che da anni sostengono economicamente, in modo estremamente generoso, il governo di Kabul, ma il fatto diventa inaccettabile se con la mano destra vengono presi soldi dagli americani (e dall’Occidente tutto), mentre con la sinistra vengono presi soldi da un paese nemico, per favorirne gli interessi nell’area. Un perfetto esempio del detto “tenere il piede in due staffe”, che dal punto di vista degli alleati occidentali dovrebbe però essere inaccettabile, visto il sacrificio di vite umane che i paesi della NATO, Stati Uniti in testa, continuano a pagare combattendo per il governo Karzai mentre questi accetta l’aiuto di chi arma la mano dell’insorgenza.
L’irresolutezza di Obama sembra così rafforzare l’operato di Teheran anche in Afghanistan. E sarà pur vero che, come scrive Max Boot su Commentary, “si va in guerra con i leader che abbiamo, non con quelli che vorremmo avere”, ma questo non può impedirci di criticarli o denunciarne le manchevolezze e gli errori che si riflettono inevitabilmente su chi rischia la vita ogni giorno sul campo di battaglia.