Dacca: ma esiste una società civile musulmana?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Dacca: ma esiste una società civile musulmana?

03 Luglio 2016

Nell’ultimo degli attentati dei terroristi islamici, a Dacca, sono stati torturati con armi da taglio e poi uccisi tutti gli ostaggi che non erano in grado di recitare i versetti del Corano. Venti i morti, sgozzati con lame affilate. Fra questi, nove italiani. I musulmani invece sono stati identificati e rilasciati.

Per questo è sempre più inadeguato, e questo sì, pericoloso, continuare a recitare  inutili mantra, tipo: “I nostri valori sono più forti delle loro fobie”, “Noi più forti dell’odio”. Niente di questo è vero: le loro non sono fobie, ma decisioni pianificate da tempo. Non è vero che siamo più forti del loro odio. Sono loro a ammazzarci, in tutto il mondo, e il loro odio sta vincendo, perché noi non riusciamo a fermarli. E basta con le ipocrisie, il buonismo, il politicamente corretto: questi sono MU-SUL-MA-NI che vogliono distruggere l’occidente cristiano in particolare e tutti i non musulmani, in generale. Punto e basta. 

Continuando a negare questa immensa evidenza – i terroristi che stanno insanguinando il pianeta lo fanno in nome del loro credo musulmano, inneggiando ogni volta ad Allah mentre uccidono – i nostri governanti non fanno che ottenere l’effetto opposto a quello che vorrebbero, e cioè contribuiscono ad aumentare la paura e la diffidenza e finanche l’odio verso tutti gli stranieri, indistintamente. 

Chi si ostina a parlare di dialogo con chi sgozza i non musulmani e solo questo vuole fare, non fa che alimentare il successo e la credibilità di quelle forze politiche che vogliono alzare muri e respingere indistintamente tutti i migranti: di fronte a un nemico che avanza con l’unico scopo di ucciderci, non si può rispondere che il nemico non esiste, che ad uccidere sono solo dei matti, e che i confini non servono.

Il populismo lo stanno alimentando in primis i nostri governanti e intellettuali politicamente corretti, quelli che negano l’evidenza storica di un movimento importante all’interno della comunità musulmana che sta facendo guerra all’occidente, e che sta sistematicamente eliminando ogni presenza di cristiani in oriente. Lo stanno facendo crescere quelli che non chiedono il rilascio immediato di Asia Bibi, quelli che non si pongono l’enorme problema dei cristiani macellati. Sono i cantori del politically correct che hanno fatto vincere Brexit, che faranno vincere Hofer in Austria e che stanno portando l’Europa all’implosione. 

Perché noi, tutti noi abbiamo ben capito quel che sta succedendo, abbiamo ben capito che questi ci vogliono morti e che non c’è partita, perché non ci sono margini con chi ci dice “Crociati, voi, le vostre famiglie e i vostri amici siete tutti nostri obiettivi. Vi uccideremo, anche nei vostri sogni”. Noi abbiamo sinceramente paura dei terroristi islamici, tutti abbiamo capito che non si tratta di povertà – ma quando mai i veri poveri creano stati, organizzano eserciti, fanno assalti con le molotov e sgozzano chi non recita il Corano (?!) – e che parlare di dialogo è semplicemente ridicolo, quando non offensivo nei confronti delle migliaia di morti trucidati.

Quando qualcuno ti dichiara guerra, non puoi rispondere: non è vero, tu sei matto, cambiamo discorso. Dobbiamo innanzitutto chiamare le cose con il loro nome, e reagire in modo adeguato. Ma in attesa che i governi si decidano dal punto di vista militare e strategico, la politica e la società civile possono già mobilitarsi concretamente.

La politica deve avere ben chiaro che per combattere il terrorismo islamico deve entrare in agenda la difesa della libertà religiosa. Gli stati e le società canaglia che hanno fatto crescere al Qaeda prima e poi l’Isis, e che nutrono il terrorismo islamico sono quelli in cui cresce e prospera l’intolleranza verso i non musulmani, quelli in cui la sharia è legge, quelli in cui le donne sono subalterne, quando non prossime a vere e proprie forme di schiavitù. 

E per combattere tutto questo noi abbiamo un’arma ben precisa ed efficace: la reciprocità. Per ogni moschea costruita nel nostro paese, gli stati canaglia devono costruire una chiesa per ogni credo religioso nel loro, altrimenti niente moschea.

Se vogliono pregare Allah nel nostro paese, devono consentire a cristiani e credenti di tutte le religioni di pregare liberamente nel loro, altrimenti se ne tornino a casa. Se vogliono emigrare nel nostro paese con le loro famiglie, devono consentire la libertà di scegliere chi sposare e di cambiare religione nel loro, altrimenti niente visto.

Solo esigendo reciprocità nelle libertà possiamo togliere l’acqua in cui cresce e prospera il terrorismo islamico, che trae dall’intolleranza dell’Islam il proprio alimento. E solo così possiamo veramente aiutare i musulmani, facendo emergere un islam moderato e democratico e isolando gli intolleranti.

E alla società civile musulmana dobbiamo chiedere quello che chiediamo alla società civile italiana: così come noi chiediamo agli italiani che vivono in zone ad alta criminalità di denunciare i mafiosi, i camorristi, di non pagare il pizzo, di isolare i criminali, così noi chiediamo ai musulmani di isolare e denunciare tutti i loro correligionari che condividono intolleranza e violenza. Non possiamo tollerare zone grigie. Non basta dire timidamente che questo non è Islam.  Serve altro: non devono essere conniventi con gli assassini, ma devono denunciarli alle autorità, in qualsiasi paese essi siano. 

Chi non denuncia i criminali è connivente con loro, e ha le loro stesse responsabilità. Così come abbiamo giudicato conniventi con i nazisti quelli che sapevano dei rastrellamenti, e dei campi di concentramento e delle camere a gas, e che pur non partecipando direttamente allo sterminio degli ebrei, hanno girato la testa dall’altra parte, facendo finta di non vedere: chi è connivente con gli assassini, diventa egli stesso un assassino. Sempre, anche adesso, con gli assassini del terrorismo islamico.