Dai dogmi dei mercati all’annientamento della democrazia economica la strada è breve

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Dai dogmi dei mercati all’annientamento della democrazia economica la strada è breve

04 Aprile 2013

La crisi ha in più occasioni evidenziato come la presenza di una pluralità di soggetti economici differenti all’interno del sistema bancario italiano abbia rappresentato una ricchezza da preservare e da valorizzare. Questa conclusione è stata confermata anche da diversi studi condotti in ambito europeo ed internazionale dai quali è emerso come la coesistenza di diversi modelli bancari rappresenti un valore aggiunto con benefici per tutti e renda i sistemi finanziari più stabili.

Non possono quindi passare inosservate le conclusioni recentemente raggiunte dal Fondo Monetario Internazionale sullo stato di salute del sistema bancario nazionale dopo l’indagine FSAP (Financial Sector Assessment Program) condotta nei mesi scorsi e che riportano giudizi positivi sulla situazione degli istituti creditizi italiani. In particolare, il FMI sottolinea nelle sue conclusioni come: “Il sistema bancario italiano vede la presenza massiccia di istituzioni che non rientrano negli schemi del sistema finanziario internazionale che i mercati apprezzano. E’ il caso delle Fondazioni e delle Banche Popolari; non sempre chi decide di migliorare le banche italiane trasformando il sistema verso schemi più moderni fa l’interesse della stabilità finanziaria o dell’economia reale”.

La contemporanea operatività di modelli bancari diversi è l’applicazione di quel principio di democrazia economica che su scala più piccola la Cooperazione Bancaria attua attraverso la formula del voto capitario per assicurare una partecipazione il più possibile ampia e diffusa dei soci alla vita della banca stessa. Non escludere o precludere od omologare i soggetti economici oltre che a rappresentare un fattore propulsivo per la concorrenza e lo sviluppo dei mercati  risulta necessario anche per permettere alle diverse strutture bancarie presenti di potersi esprimere al meglio e specializzarsi in determinati campi del mercato creditizio.

In altri termini, le banche non possono essere tutte uguali e proprio questa diversità permette al sistema nel suo complesso di essere efficiente e competitivo. Che gli istituti di credito siano tra loro diversi è nei fatti. Esistono, infatti, banche più portate a massimizzare i profitti nell’immediato ed altre che invece considerano un orizzonte temporale più lungo, oppure alcune più protese ad ottenere guadagni operando prevalentemente sui mercati finanziari internazionali ad altre che privilegiano l’attività creditizia tradizionale e il contatto con l’economia reale. A questa seconda categoria rientrano le Banche Popolari, come testimonia il dato sul peso degli impieghi sul totale dell’attivo, che per il Credito Popolare registra valori compresi tra il 70% e l’80% (anche per i gruppi maggiori) contro un dato che per le altre principali banche SpA arriva appena al 60% con un minimo del 44%.

Non è chiaro quindi perché banche che favoriscono la prossimità con il territorio e le comunità, come anche le Popolari di più grandi dimensioni, debbano essere considerate inefficiente e autoreferenziali e snaturare la propria mission per uniformarsi ad un modello (quello SpA) che finora ha dimostrato di essere poco resiliente alla crisi, e in nome della quale si rischia di limitare, se non addirittura di cancellare, altre realtà che seguono un diverso modello di business.

D’altra parte, gli esempi di trasformazioni di una Banca Popolare in SpA non hanno portato vantaggi creando, al contrario danni ingenti alle economie locali di cui queste banche erano punto di riferimento. È il caso della Banca Agricola Mantovana, incorporata dal Monte dei Paschi di Siena e della banca Antonveneta, acquistata prima dagli olandesi della Abn-Amro, poi dagli spagnoli del Banco Santander e, infine, dal gruppo bancario senese. Operazioni, queste, che ha distanza di anni si sono rivelate negative per gli effetti sul tessuto produttivo locale e fonte di numerosi rimpianti per le comunità dove tali realtà operavano.
 

* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche popolari