Dal 1861 al 2016 cosa insegna il 155° anniversario dell’Unità d’Italia

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Dal 1861 al 2016 cosa insegna il 155° anniversario dell’Unità d’Italia

17 Marzo 2016

Ieri l’Italia ha festeggiato centocinquantacinque anni di unità. Una giornata importante per il nostro Paese, visto che questo 155esimo anniversario della proclamazione dell’unità d’Italia arriva in un momento difficile: per il nostro Paese, ancora troppo diviso tra nord e sud; per l’idea di Europa che vorremmo promuovere e che invece sembra essere entrata in crisi; per il ruolo dell’Italia nella situazione internazionale più in generale.

 

"Insieme, nell’Unione Europea, siamo oggi più forti, più solidali e dunque più competitivi. Più unito è il Paese, migliore sarà la crescita in termini di durata e di sostenibilità. Quando si aprono fratture, invece, diventiamo tutti più deboli. Le istituzioni per prime sono chiamate a dare l’esempio di collaborazione, di responsabilità, di trasparenza nel servizio al bene comune", ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

"La ‘Giornata dell’unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera’, voluta dal Parlamento dopo le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, celebra," come ha ricordato il capo dello Stato, "la data di nascita del nostro Paese, finalmente unito. Viviamo una stagione di straordinari cambiamenti e di sfide nuove e impegnative: l’unità del Paese può darci moltissimo, è un valore aggiunto decisivo nel contesto europeo e mondiale sempre più dinamico e interdipendente".

 

Bisogna quindi impegnarsi per non tradire i valori unitari. "Il ricordo di quella Unità, e di quanto ne è seguito, è oggi profondamente appannato", ha scritto ieri Dario Fertilio, membro del Collegio dei Garanti del Movimento Idea. "E non solo perché le giovani generazioni non sentono il concetto di patria, a meno che non ci sia di mezzo una partita della nazionale di calcio. Ma soprattutto perché sono palesemente in crisi i due pilastri su cui si è fondato sino ad oggi il concetto stesso di Unità: Stato e Nazione".

 

"Lo Stato," spiega Fertilio, "basato sulla certezza dei diritti e sulla protezione delle libertà individuali, è profondamente scosso dalla crisi dei partiti, dalla strisciante delegittimazione delle istituzioni, e soprattutto dalla scriteriata politica di tolleranza della immigrazione clandestina, che crea inevitabilmente zone grigie, sacche di non o di semicittadini, paralizzando progressivamente il circuito democratico".

 

"La Nazione, intesa come fonte di identità e riconoscimento, adesione spontanea a una storia comune, a un luogo d’origine, a una lingua materna, a un costume e a una discendenza, viene sempre più messa in discussione dalla presenza sul territorio di popoli allogeni, che per forza di cose non possono sentirsene parte. Si sbriciola di conseguenza, e non solo in Italia, l’identificazione fra Stato e Nazione, il suo concetto stesso".

 

Per Fertilio, "ripensare ai 155 anni di Unità, insomma, deve aiutarci a recuperare il meglio del passato comune e a tradurlo in forme nuove: non imponendo una sola idea di Nazione, ma rispettando tutte le diversità; e insieme proponendo un ideale forte di politica capace di restituire ai cittadini l’orgoglio di appartenenza democratica e civile, e la prospettiva di un destino comune".