Dal cappello di Luca spunta il nome di Alessandri

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Dal cappello di Luca spunta il nome di Alessandri

22 Maggio 2007

In tanti si chiedono che cosa dirà Luca Cordero di Montezemolo nella prossima assemblea di Confindustria. Si tratta – ricordiamo – dell’ultimo discorso ufficiale del presidente. Occasione dunque di rilievo, nella quale ci si attende l’illustrazione del bilancio di un mandato di guida della confederazione in corso da tre ed entrato nel suo ultimo anno. Che cosa sceglierà Montezemolo: presenterà un elenco di gloriose conquiste dell’associazione degli imprenditori o preferirà sottolineare quali sono i problemi ancora aperti sui quali dovrà misurarsi il successore?

Basta leggere i commenti di tanti osservatori amici, di destra e di sinistra, da Antonio Galdo su Economy ad Alberto Statera su Affari e finanza, a Stefano Livadiotti sull’Espresso per capire quale sarà il tono del discorso montezemoliano. Quello del trionfo. Tra poco arriverà il taglio del cuneo fiscale, la quotazione in Borsa del Sole 24 ore, sia pure con i rigidi limiti di governance imposti dal direttivo confindustriale, è in corso. Perfino la minima e appena avviata riforma Vago sui rapporti tra imprese, associazioni di categoria e territoriali, viene vantata come una grande conquista montezemoliana. In Viale dell’Astronomia il massimo dello sforzo è concentrato sulla comunicazione: è un giornalista, Maurizio Beretta, il direttore generale, sarà un giornalista (anche se dotato di una solida cultura economica) il direttore del Centro studi, Luca Paolozzi: comunicare è l’imperativo della squadra del presidente. E si deve comunicare, innanzi tutto, ottimismo sui risultati raggiunti.

E’ questa la base per tentare di governare la successione e mantenere un’influenza anche sulla prossima gestione confindustriale, per far eleggere un presidente amico e consolidare Beretta direttore di viale Astronomia.

Non è un’impresa facilissima. Molti fattori sono cambiati da quando Montezemolo ha scalato viale Astronomia nel 2003-2004. Innanzi tutto il mondo Fiat non è più in emergenza, non ha più la necessità di controllare rigidamente anche lo snodo confindustriale a protezione dei suoi interessi strategici: in fondo per il Lingotto è meglio una presidenza di un uomo prestigioso ma solo amico, come potrebbe esser Alberto Bombassei, che un fedelissimo che esporrebbe Torino a critiche di eccesso di potere.

La raffinata tela di complicità nelle associazioni territoriali costruita da Innocenzo Cipolletta e Lugi Abete, grandi conoscitori della macchina confindustriale e molto attenti agli scontenti che aveva creato Antonio D’Amato, è oggi assai difficile da riprodurre. Innanzi tutto perché Cipolletta è vivamente offeso con Montezemolo per come è stato rimosso dall’editoriale del Sole 24 ore. Poi, perché la tattica complicata di divisioni, di consensi parcellizzati, di frammentazioni messa in atto per minare l’ampio consenso di cui godeva la linea di D’Amato, ha lasciato dietro di sé non poche macerie: divisioni nelle associazioni, associazioni di una regione contro associazioni della stessa e così via. Infine mancherà a qualsiasi trama montezemoliana il contributo che fu decisivo di Marco Tronchetti Provera, nel 2003-2004  indispensabile per legare le mani all’Assolombarda, organizzazione che se si muove unita ha un peso quasi determinante.

Questi i fattori che rendono assai complessa la manovra montezemoliana. Naturalmente il fattore dei fattori è l’impasse della linea di Confindustria che ha sì ottenuto il taglio del cuneo fiscale (sostanzialmente scambiato con l’editoriale di Paolo Mieli che ha fatto vincere le elezioni a Romano Prodi) ma si trova di fronte un governo tassaiolo e dirigista, un diffuso clima antimprese e un sindacato sempre più chiuso: l’esatto contrario di come si concluse la stagione damatiana. Né grande sostegno verrà a Montezemolo dal giudizio su come funziona Confindustria. Nonostante l’operazione Sole, la macchina di viale Astronomia, la sua capacità di sostenere le attività di soggetto contrattuale e quelle lobbistiche si sono di fatto indebolite.

Riuscirà la magia delle parole di Montezemolo e del suo staff a ribaltare questa situazione? Certamente non va mai sottovalutato un grande comunicatore come Montezemolo. La prima manovra che aveva in testa, mettere Bombassei contro Emma Marcegaglia, il falco contro la liberal, per poi fare emergere un uomo di struttura che non impensierisse nessuno, Andrea Moltrasio, appare in difficoltà. Lo stesso Moltrasio, dalla sua, dice di non volere partecipare a un’impresa di questo tipo.

Si dice che ora, l’inventivo presidente della Ferrari (e di molto altro ancora) stia pensando di tirare fuori dal cappello una nuova invenzione: un imprenditore che per giovinezza, brillantezza, esposizione mediatica possa esprimere un fascino pari a quello da lui stesso esercitato. Circola il nome di Nerio Alessandri, imprenditore e proprietario di una società la Tecnogym che avrà un grande ruolo nelle prossime Olimpiadi cinesi. Uomo di successo e di valore: Ma avrà le competenze e le idee giuste per guidare la prossima Confindustria? Quelli che hanno sentito circolare questa voce, ne dubitano.