Dal Porto all’Aeroporto, quello di Monti su Pescara è accanimento elettorale
18 Febbraio 2013
L’accanimento elettorale di Monti sull’Abruzzo non ha eguali. Prima la questione del dragaggio del porto di Pescara, con il ministero delle finanze che se non si decide a stanziare i soldi previsti (per legge) e rischia di far naufragare un’altra stagione turistica oltre a creare problemi d’ordine pubblico con le marinerie ormai sul piede di guerra.
Poi la richiesta di restituzione delle tasse alle 7.000 imprese del cratere sismico, con il balletto di Equitalia tra "pagare" e "non pagare", una mazzata che il quotidiano on line Abruzzo web stima in mezzo miliardo di euro. Senza dimenticare il miliardo negato alla Regione che doveva servire per la ricostruzione e che invece, dice Gianni Chiodi, "grida vendetta se consideriamo che il governo Monti ha stanziato 3,8 mld di euro per Monte Paschi" (ad oggi gli unici fondiper la ricostruzione sono quelli del governo Berlusconi).
C’è sempre una superiore ragion di stato, anzi di sovrastato, nelle scelte di Monti. La contestazione alla giunta abruzzese è quella di aver violato il trattato europeo, e veniamo alla vicenda dell’Aeroporto internazionale d’Abruzzo, che è storia degli ultimi giorni. Lo scalo pescarese sembrava in salvo, anzi proiettato verso un futuro radioso. Oggi rischia il fallimento. Il Consiglio dei ministri ha infatti impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge regionale che stanziava 5,5 milioni di euro per lo scalo di Pescara. E se la Consulta dovesse confermare la decisione del governo, la società che gestisce l’aeroporto, dicono i bene informati, è condannata al default.
Quest’ultima mossa di un governo in ordinaria amministrazione, che non trova il tempo di far salpare la draga nel porto della città abruzzese, ma impugna la legge sull’aeroporto di Pescara, ha il sapore di una beffa. Messe tutte insieme, le tasse da restituire, il porto da dragare, la vicenda dell’aeroporto, ci si può rendere conto del particolare accanimento che il governo Monti riserva alla Regione guidata dal Pdl, che invece si è distinta per aver saputo tenere i conti in ordine nella sanità, aver tagliato i costi della politica e ridotto delle tasse.
L’impressione è che si voglia colpire – forse in vista di un’altra battaglia elettorale (le regionali previste nel 2013) – gli sforzi della classe dirigente pidiellina sul territorio.
Domenica scorsa, la blasonata professoressa Irene Tinagli è stata a Teramo dove ha spiegato agli elettori di Scelta Civica che "il futuro delle nuove generazioni deve ripartire da investimenti e agevolazioni per i settori produttivi in modo da generare più opportunità di lavoro". Viene da chiedersi quali, vista l’attenzione riservata all’Abruzzo da Mario Monti. A proposito, la professoressa è uno dei responsabili di Italia Futura, l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo, il patron di Italo. Lo stesso Italo che probabilmente non passerà per la stazione di Pescara.