Dal verdinismo al civismo: se Grosseto cambia verso

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Dal verdinismo al civismo: se Grosseto cambia verso

27 Aprile 2016

Grosseto come metafora. Metafora della parabola ventennale del centrodestra, e in particolare di Forza Italia. Toscana terra dalle radici rosse, dove però il passaggio dalla Prima alla cosiddetta Seconda Repubblica, invece di sbiadire l’intensità della colorazione, giunge ad annullare anche le preesistenti chiazze di bianco e le striature rosa.

I numeri, è noto, hanno la testa dura: dopo le elezioni comunali del 1990, nella regione dell’Arno il PCI era presente in 201 giunte su 287 e in 92 di queste (un terzo dei comuni toscani) governava da solo. Ma è nel 1995, un anno dopo la storica vittoria di Silvio Berlusconi, che la sinistra di ascendenza comunista polverizza ogni suo precedente record: presente in 261 giunte su 287 (il 91,3 per cento), mentre solo il 3,8 per cento dei restanti comuni è governato dal centrodestra.

Il vento inizia a cambiare dal 1997, quando l’allora Polo delle Libertà mette a segno la prima storica vittoria a Grosseto. Un anno dopo è la volta di Lucca e il capoluogo si trascina dietro località importanti della provincia, rinverdendo l’antico dualismo tra l’egemonia rossa e la resistenza bianca: tra le altre Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Camaiore. Sembrano segni premonitori di una possibile alternativa: nel 1999 il centrodestra vince ad Arezzo e i capoluoghi di provincia in mano agli “invasori” diventano tre; nel 2000 Altero Matteoli, candidato Presidente alle elezioni regionali, raggiunge quota 40 per cento.

La parabola per qualche anno continua a crescere ma dal 2004 inizia a orientarsi verso il basso, segnando un sempre più vistoso scostamento tra i dati positivi delle elezioni nazionali e quelli raggiunti sul territorio: si perdono in rapida sequenza Arezzo e Grosseto e, alla fine, cade anche Lucca.

Cosa è accaduto nel frattempo? Nel 2003 coordinatore regionale di Forza Italia è nominato Denis Verdini. Sarebbe ingeneroso stabilire un nesso di causa-effetto tra la sua designazione e l’inverno del centrodestra toscano. Non va dimenticato, tra l’altro, che durante la gestione sua e dei suoi fidi (nel 2008 Verdini è nominato coordinatore nazionale e passa lo scettro territoriale a Massimo Parisi) si registrano comunque vittorie importanti come quelle a Viareggio e a Prato.

Si tratta, però, di successi estemporanei, legati più a circostanze particolari che allo sviluppo di una influenza politica. Il fatto è che la linea Verdini è diversa e segna una rottura col passato: più consociazione per partecipare con un maggior peso alla gestione della cosa pubblica, anche a scapito del risultato elettorale. D’altro canto, le sue scelte politiche recenti possono anche essere lette come il coerente sviluppo sul piano nazionale di una linea d’azione sperimentata nel laboratorio toscano. E, oggi che Verdini ha scelto altri lidi, qualcosa indica si possa tornare alla vivacità del passato.

Per carità: ancora timidi bagliori. E’ un dato di fatto, però, che a Grosseto, dove tutto ebbe inizio, si è formata una coalizione che ha messo insieme civismo e centrodestra; che ha consapevolmente promosso la stessa dinamica che alle ultime comunali ad Arezzo si era prodotta quasi per caso; che si presenta con la candidatura di Francesco Vivarelli Colonna a sindaco, dato in pole position e con buone possibilità di prevalere sulla sinistra. Grosseto come metafora: dove tutto iniziò, tutto potrebbe ricominciare!