Dalai Lama: la vita va difesa
09 Febbraio 2009
di redazione
"Fermarsi" se si tratta di mantenere in vita solo un corpo, senza possibilità di recuperare la coscienza e le "funzioni mentali". Il Dalai Lama, guida spirituale dei Tibetani e degli oltre 300 milioni di buddisti nel mondo, entra così sulla vicenda Eluana. Una vicenda che vede la Chiesa cattolica fortemente schierata, con il Papa che proprio oggi ha ribadito come la vita «va difesa dal concepimento al suo termine naturale». A Roma, dove oggi ha ricevuto la cittadinanza onoraria, il Dalai Lama ha spiegato che «se c’è la possibilità di recuperare la coscienza e le funzioni mentali, bisogna andare avanti» con le cure. Se invece «si tratta di mantenere in vita un corpo, allora bisogna fermarsi», ha detto. Nel buddismo, «nei casi di male incurabile c’è una pratica che consente l’abbandono della coscienza dal corpo», ha aggiunto spiegando che negli altri casi, al contrario, anche noi «parliamo di suicidio». Il Dalai Lama non è entrato spesso in merito a temi quali il testamento biologico o l’eutanasia. In passato il capo spirituale dei Tibetani aveva ricordato come i Buddisti credano che ogni vita sia preziosa e nessuna di più di quella umana, sottolineando che in generale sia meglio evitare l’eutanasia. Ma – in quella stessa occasione (era il 1996) – aveva rimarcato che, come nel caso dell’aborto che resta per i buddisti un ‘omicidiò, vadano sempre considerati «il giusto e l’errore, i vantaggi e gli svantaggi». In occasione di un’intervista oltre 10 anni fa aveva quindi citato il caso di una persona in coma senza possibilità di recupero, parlando di ‘caso eccezionalè a fronte del quale «è meglio giudicare singolarmente».