D’Alema a Renzi: stai sereno

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D’Alema a Renzi: stai sereno

12 Marzo 2016

Dai, lo sanno anche i muri che certa sinistra è il partito della fazione più che della nazione, come il D’Alema colpisce ancora dell’intervista al Corriere, quello del “profondo malessere” nel Pd, del “partito del capo” che elimina “brutalmente” il dissenso, del nuovo partito che dovrebbe nascere in alternativa al “gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali” che comandano adesso. Niente di sorprendente sul fronte postcomunista, se mai a lasciare basiti è la reazione del Rottamatore.

 

“Un distillato d’odio”, virgoletta La Stampa riassumendo la reazione di Matteo all’intervista dell’ex lider maximo, un tentativo “sleale” di far perdere il Pd alle amministrative: si colpisce me per favorire la scissione. Ma scusate sarebbe questa la risposta del Frank Underwood di Rignano sull’Arno? Il premier che non deve chiedere mai adesso si lamenta del protagonismo altrui? Il maestro degli intrighi di palazzo, così dicono, ora parla di slealtà politica? Il Renzi del proverbiale “stai sereno” vuol farci credere che bisogna pensare prima al bene del Paese? E lui dov’era due anni fa? A preoccuparsi della stabilità politica del governo in carica?

 

Dall’inner circle renziano per far vedere che le cose sono cambiate viene tirato in ballo nientemeno che l’obamiano Center For American Progress, pensatoio democratico dove, si fa notare, insieme ai nomi di Clinton e Blair c’è quello di Matteo non quello del Dalemone. Beh, al giglio magico che si indigna con la vecchia guardia sempre all’erta, rivendicando di aver fatto le riforme e di aver ammodernato il Paese, basta rispondere così: Clinton e Blair non sono passati alla storia facendo manovre in deficit (al massimo Obama), di Clinton si ricorda la cancellazione del Glass-Steagall Act che aprì la strada alla speculazione non gli ottanta euro o le mancette ai diciottenni.

 

Di che stiamo parlando? D’Alema gli ritorce contro lo stai sereno e Matteo se la prende per il colpo basso, come se lui non avesse mai giocato a questo sport. I conservatori della sinistra gli sbarrano il passo preparandosi alla resa dei conti nel Congresso ma la strada percorsa dal premier fino ad ora, tranne qualche provvedimento spot dall’opportunistico sapore liberale, somiglia sempre più pericolosamente alla radiosa via seguita da chi lo critica e lo ha preceduto, tasse, debito, proclami, la sinistra che non cambia, neanche se dalle frattocchie passa a vedersi House of Cards.