D’Alema avverte Monti e pensa già al 2013 (o forse prima) senza il Prof.
25 Marzo 2012
Massimo D’Alema suona la carica. Non in pompa magna e con trombe squillanti, per ora lo fa tintinnando campanelli. Sì, ma di allarme. Per “SuperMario” e non solo. Da Fabio Fazio, il lidèr dispensa consigli in codice a Bersani e a Palazzo Chigi manda a dire che non ci sarà alcun Monti-bis nel 2013, bensì un bel governo di centrosinistra perché “il paese ha bisogno di una svolta a sinistra”. Magari, ipotecando fin d’ora anche la corsa al Quirinale, dopo il ‘tra un anno sarò un privato cittadino’ di Napolitano.
Et voilà. Parole che non sono passate inosservate e nel clima già rovente della politica ai tempi della riforma del lavoro, aggiungono fuoco al fuoco. D’Alema tratteggia l’orizzonte tra un anno, ma sono in molti a pensare che nelle intenzioni dei democrat o di una parte di essi, quello vero potrebbe essere molto prima, ad ottobre (nuova finestra utile per il voto anticipato). “Dopo dieci anni di berlusconismo, da cui il governo Monti ci sta portando fuori, l’Italia ha bisogno di una svolta a sinistra al governo del Paese, per dare più dignità al lavoro, ridurre le diseguaglianze sociali, avere un progetto di crescita”, argomenta a ‘Che tempo che fa’. Il che significa che il presidente del Copasir ha già bocciato l’idea a lungo sostenuta da lettiani, veltroniani ed ex margheriti, di una grande coalizione che sul modello Monti e magari ancora con lui o alcuni suoi ministri possa proseguire l’esperienza attuale per portare definitivamente il paese fuori dalla crisi.
Il sospetto di un disegno ‘sinistro’ che potrebbe prendere piede anche prima del 2013 e cioè il voto anticipato, si muove su un dato di fatto oggettivo: l’indebolimento del governo che sulla riforma del lavoro non è riuscito a far passare il decreto legge come strumento legislativo col quale andare al confronto in Parlamento. Le barricate del Pd da un lato, il ‘vietnam parlamentare’ annunciato da Di Pietro dall’altro e la piazza già convocata dalla Camusso per fine maggio hanno indotto il premier a optare per il disegno di legge. Che di per sé ha tempi procedurali molto più lunghi, tanto è vero che la riforma sarà varata solo entro l’estate e – c’è da credere – con relative modifiche. In primis quelle che il Pd tenterà di portare a casa per rassicurare l’elettorato e tenere unite le varie anime del partito, oggi una contro l’altra su articolo 18, annessi e connessi. Un modo anche per ricucire con la Cgil e soprattutto con la Fiom, ma pure per non lasciare troppo spazio (mediatico e politico) alla sinistra di Vendola e Di Pietro. Insomma, la foto di Vasto al posto di quella dell’altro giorno con Monti, Casini e Alfano.
E’ proprio l’indebolimento dell’esecutivo a suscitare il sospetto che a qualcuno nel Pd possa essere venuta in mente l’idea di staccare la spina e andare al voto in ottobre con l’attuale sistema elettorale potendo poi contare anche sull’altro ‘forno’, l’Udc di Casini. Una mossa che, è chiaro, metterebbe in seria difficoltà il Pdl, candidandolo di fatto all’opposizione.
Che D’Alema non sia per nulla soddisfatto di come Monti ha chiuso (per usare le sue stesse parole) la partita sull’articolo 18 è facile comprenderlo quando ammonisce: “Credo che il Parlamento cambierà questa riforma, non è solo interesse del Pd o della Cgil e compito nostro sarà trovare un ragionevole compromesso”. Perché, secondo l’ex premier, l’esecutivo dei Prof. “ha fatto un errore” a mettere mano all’articolo 18 creando “una norma confusa che ha generato una grande paura”. Poi rincara la dose: “Il governo Monti ha fatto un grandissimo passo in avanti rispetto a quello precedente e se correggerà l’errore arriverà meglio al 2013”. Ma che significa? Che se non lo corregge il Pd lo manderà a casa prima? Tatticismi pro-articolo 18 o scenari probabili? D’Alema non aggiunge altro.
Alla stoccata al Prof. seguono due sviolinate. La prima: “Quella di Monti è una grande riforma che non si riduce solo all’articolo 18, è un passo in avanti”, con l’obiettivo vero di “rendere meno precaria la vita dei giovani”. La seconda: “Nessuna persona ragionevole può pensare di buttare giù il governo”, perché spiega D’Alema “è bene che Monti arrivi al 2013, e questo è utile anche perchè le forze politiche, nel frattempo, devono fare riforme istituzionali importanti e cambiare la legge elettorale. E lo devono fare anche per riconquistare credibilità”.Un messaggio rassicurante indirizzato a Casini che in queste ore sta facendo lo ‘sminatore’ tra Pdl e Pd sulla riforma del lavoro e che nel governo Monti dopo Monti continua a puntare la sua fiches.
Sono troppe le variabili in campo per capire a fondo cosa e quanto di concreto stia dietro a un quadro politico in continuo movimento. Da un lato, i partiti alzano i toni alla vigilia di una campagna elettorale che comunque la si guardi, sarà un primo test in vista delle politiche; dall’altro il governo vuole procedere a tappe serrate per rispettare l’agenda con l’Europa e non farsi imbrigliare troppo dai veti incrociati delle forze politiche. In tutto questo, c’è un’altra partita che da 72 ore si è, di fatto, aperta: la corsa al Quirinale. E il complicato puzzle politico potrebbe cambiare di nuovo.