D’Alema: in politica estera serve continuità

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D’Alema: in politica estera serve continuità

20 Marzo 2008

“Una base molto seria di discussione, di
analisi, ancorché un ‘work in progress'”. Massimo D’Alema, come
promesso, presenta prima dello scadere dell’incarico alla
Farnesina le proposte del suo “Gruppo di Riflessione Strategica”,
il pensatoio avviato lo scorso novembre per rilanciare l’azione
italiana nel mondo.

E’ il tentativo di fissare i paletti “per una politica estera
condivisa e di lungo periodo, che non oscilli al variare dei
governi con il rischio di colpire la credibilità del paese” come
spiega il capo della diplomazia, presentando il ‘Rapporto 2020.
Le scelte di politica estera’ insieme al ministro per gli Affari
Europei e il Commercio Internazionale Emma Bonino e a quelle
“personalità rappresentative dei centri di ricerca, delle forze
sociali e delle istituzioni” che hanno contribuito al documento,
sotto il coordinamento di Marta Dassù.

Il ‘Gruppo di Riflessione’ era nato su modello di quelli che
esistono in numerosi paesi occidentali, con l’obiettivo di
stimolare e rafforzare la struttura interna al ministero degli
Esteri che ha già la missione di studiare gli scenari futuri
(l’Unità di Analisi e Programmazione). Il progetto partiva da una
profonda fiducia nell'”utilità del dialogo sulle grandi questioni
di fondo” fra maggioranza e opposizione, per usare le parole di
D’Alema. E per questo ha via via coinvolto soggetti della più
diversa estrazione, dall’ex vice presidente della Commissione Ue
e attuale candidato Pdl Franco Frattini a dirigenti di
Confindustria e Finmeccanica, dal direttore dell’Aise Bruno
Branciforte e il neo-presidente del Comitato militare della Nato
Giampaolo Di Paola a Sant’Egidio e il WWF.

Il frutto del loro confronto “voleva essere l’oggetto di un
dibattito istituzionale in grado di incardinare le scelte
fondamentali della politica estera italiana, al di là della
fragilità dei governi” dice D’Alema con un tono di rammarico.
Infatti poi è intervenuta la crisi di governo, e il rapporto del
‘Gruppo di Riflessione’ è rimasto un “work in progress”, appunto.
Non un programma di partito, quindi, ma “un documento che
affronta in modo problematico nodi come l’europeismo,
l’atlantismo, la sicurezza energetica” attraverso il criterio
rigoroso “delle scelte e delle responsabilità”.

Il rapporto, illustrano D’Alema e Bonino, è “molto orientato
all’aspetto economico”: l’accento è posto sull’intima relazione
fra politica internazionale e di difesa e la necessità di una
sempre migliore “collocazione del paese nel quadro della
competizione globale”. Un’impostazione che in parte ricalca,
sottolinea il ministro degli Esteri, l’esperienza dei 20 mesi di
governo del centrosinistra che ha visto un “intensissimo sviluppo
delle relazioni” dell’Italia, ma il rapporto, insiste D’Alema,
non rappresenta in nessun modo un bilancio del lavoro svolto
dall’esecutivo dimissionario.

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