Dalla Camera una spallata bipartisan a Petruccioli
24 Ottobre 2007
di Guido Forte
Stavolta la spallata della Casa delle Libertà è riuscita.
Non al Senato, come molti da mesi preconizzano, ma in Commissione Vigilanza
Rai. Ed a farne le spese potrebbe essere Claudio Petruccioli, presidente del
Consiglio d’Amministrazione della Rai. Il tutto è avvenuto nell’arco di un paio
di minuti quando a Palazzo San Macuto si è materializzata una maggioranza
trasversale formata da Udeur, Italia dei Valori e Rosa nel Pugno insieme alla
CdL. Il risultato è stato, appunto, il via libera alla risoluzione del
“rosapugnone” Marco Beltrandi che con gli emendamenti presentati dall’azzurro
Giorgio Lainati ha in pratica chiesto le dimissioni del presidente Petruccioli.
Un voto pesante e carico di conseguenze. Almeno su due fronti: quello politico
e quello aziendale. Il primo. E’ evidente che quanto accaduto dimostra la
fragilità della maggioranza, se ancora si può chiamare così, e l’assenza di una
strategia politica nel centrosinistra. Stavolta Udeur ed Italia dei Valori
hanno votato a braccetto confermando che la politica è l’arte dell’impossibile
e che gli ordini di scuderia valgono davvero a ben poco. E non a caso i
maggiorenti della CdL in questo momento gongolano avendo ben chiara la
situazione. “La maggioranza non c’è più” si è affrettato a spiegare Paolo
Bonaiuti seguito poi a ruota da Andrea Ronchi, “Anche il voto di oggi in
commissione di Vigilanza ha dimostrato che la maggioranza non è più tale”, e da
Altero Matteoli, “La sfiducia votata dalla Vigilanza al presidente della Rai
apre una nuova crepa politica per Prodi e l’Unione che si aggiunge alle altre
falle degli ultimi giorni”. Una prova di forza che stavolta ha visto il
successo dell’opposizione. Evidente lo smarrimento del centrosinistra che al
Senato va avanti con un solo voto di vantaggio e con l’apporto decisivo dei
senatori a vita. Proprio da alcuni esponenti ulivisti della Vigilanza come
Montino, Micheloni e Fontana è giunto un duro atto d’accusa nei confronti degli
alleati riottosi. Non hanno mancato di bacchettare come “grave il comportamento
di Udeur, Italia dei Valori e Rosa nel Pugno”. E lo stesso Cuillo ex portavoce
di Fassino ha insistito nel precisare con dispiacere e preoccupazione “che
settori della maggioranza abbiano votato con l’opposizione contribuendo a
ferire il servizio pubblico radiotelevisivo”. Un voto che alla luce di quello che sta accadendo al
governo ed in Senato conferma ancora di più i dubbi sulla tenuta del
centrosinistra. Ma se è grave la situazione politica nell’Unione non è migliore
quella a viale Mazzini. E veniamo così alla seconda questione: la Rai. Anche se
Petruccioli si è affrettato con legge alla mano a chiarire che il voto della
Vigilanza non gli “impone le dimissioni” è evidente che quanto accaduto a
palazzo San Macuto non può non rimanere senza conseguenze. E’ vero, l’uscita
del grande capo Rai è possibile solo attraverso la procedura di nomina di un
nuovo presidente da parte del ministero dell’Economia. Ed appunto Petruccioli minutamente lo ha
spiegato: “Una volta che l’indicazione di un nuovo presidente sia stata
definita e perfezionata, lascerò il mio ufficio con atto formale che trasmetterò
alla segreteria del Cda e al Collegio sindacale”. Ma come ha fatto notare il
presidente Landolfi ha un valore “politico-istituzionale” proveniente direttamente
dal “Parlamento”. “Un auspicio” ha continuato il presidente della Vigilanza
“inequivocabile e che Petruccioli dovrebbe valutare con la più grande
sensibilità”. E’ l’altra faccia della medaglia che dimostra che la vicenda non
può essere rubricata dal presidente come se non fosse accaduto nulla. E’
l’immagine della Rai e dell’intera Azienda ad uscirne offuscata. Di una Rai
dove un consigliere è stato rimosso senza giusta causa solo per garantire al
centrosinistra una maggiore solida. Quello stesso centrosinistra che ora può
vantare un dominio totale a viale Mazzini, dal presidente al direttore generale
alla maggioranza del CdA. Un brutto segnale anche per il Paese.