Dalla crisi finanziaria ai contratti: tutte le insidie per il Cav.

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Dalla crisi finanziaria ai contratti: tutte le insidie per il Cav.

07 Ottobre 2008

Quanto durerà la luna di miele tra Silvio Berlusconi e gli italiani? È verosimile l’idea che il feeling incondizionato e senza discordia tra il governo e i cittadini possa diventare strutturale, continuo e addirittura perpetuo? La risposta ovviamente è no, perché come accade a qualsiasi coppia di sposi, l’idillio del viaggio di nozze è destinato a lasciare il posto alla realtà quotidiana. Chi ha il compito di governare deve avere la consapevolezza che i problemi di ogni giorno possono richiedere scelte impopolari che possono mettere a dura prova il consenso dei cittadini. E che non sempre i provvedimenti adottati riescono a ottenere gli effetti sperati.

 

Finora, dopo oltre 5 mesi di legislatura, Berlusconi è riuscito a mantenere saldo il rapporto di fiducia che lo lega agli elettori. Un vasto gradimento che non va visto come un fenomeno paranormale e non va interpretato solo come il risultato dell’arte mediatica di cui è certamente dotato il Cavaliere. Anzi questa spiegazione è ormai riduttiva e, diciamolo pure, offensiva nei confronti degli italiani che non sono certo un popolo di allocchi.

La verità è un’altra. Tutti i governi, appena eletti, possono beneficiare di un lasso di tempo, più o meno breve, in cui le scelte prese dai ministri vengono accolte con largo favore. È accaduto anche al precedente esecutivo guidato da Romano Prodi, nonostante il Professore fosse sostenuto da una maggioranza debole nei numeri e divisa al suo interno. In quel caso la luna di miele durò pochissimo, quasi ad anticipare il triste epilogo di una legislatura tra le più travagliate della storia repubblicana.

Berlusconi in questi primi mesi di governo ha messo mano a quasi tutti i temi contenuti nel programma elettorale del Pdl. Una politica che ha portato in più occasioni a risultati concreti, mentre per altre questioni il giudizio resta sospeso e potrebbero quindi far emergere un atteggiamento più critico da parte degli italiani. Vediamo allora dove si annidano le principali insidie per il Cavaliere.

L’emergenza economica. La crisi dei mercati finanziari ha messo in allarme il mondo intero. Berlusconi ha tranquillizzato tutti garantendo che il sistema bancario italiano è solido e che nessuno perderà un centesimo dei loro risparmi. L’emergenza di queste settimane, però, non fa altro che rendere più preoccupante la situazione economica italiana già da tempo alle prese con la stagnazione, la fiammata di prezzi e tariffe e la necessità di un rilancio di investimenti e consumi. Il potere d’acquisto è il vero banco di prova del governo. Nel programma del Pdl ci sono misure di vario genere studiate per combattere il carovita. Alcune sono state già varate (abolizione totale dell’Ici sulla prima casa, detassazione degli straordinari, la stretta fiscale su banche e assicurazioni, la Robin Hood tax, che andrà a finanziare la carta sociale per i meno abbienti, una “prepagata” che servirà per ottenere uno sconto sui prodotti alimentari e sulla bolletta della luce). Ma ora è arrivato il momento di fare di più. Ad esempio, il Governo potrebbe varare un decreto che preveda la detassazione delle tredicesime, in modo da dare respiro alle tasche dei cittadini e alimentare i consumi a ridosso delle festività. Senza dimenticare che prima o poi il ministro dell’Economia dovrà rispettare l’impegno di riduzione della pressione fiscale: imprenditori e commercianti sono alla finestra.

Lavoro, esuberi e contratti. Disoccupazione e precariato, soprattutto giovanile, sono temi portanti dell’autunno caldo appena cominciato. Sul nuovo modello contrattuale la Cgil ha già alzato le barricate rompendo il dialogo con Confindustria, mentre le grandi aziende come Telecom, e adesso anche importanti istituti finanziari come Lehman Brothers, annunciano tagli. La certezza del posto di lavoro è ai primi posti tra le preoccupazioni degli italiani: sempre più persone temono non solo di non trovare un’occupazione, ma anche di perdere quella attuale. Il governo su questo fronte ha gettato benzina sul fuoco: l’operazione Alitalia prevede circa quattromila esuberi, mentre la reintroduzione del maestro unico alle elementari comporterà l’eliminazione di 87 mila cattedre. All’orizzonte ci sono manifestazioni di piazza, proteste e scioperi generali.

Sicurezza. Il pacchetto sicurezza del ministro Maroni è stato accolto con grande favore dall’opinione pubblica. Gli italiani, sempre più spaventati dal fenomeno dell’immigrazione clandestina, hanno chiesto al governo interventi decisi contro i delinquenti stranieri. Allo stesso modo hanno visto di buon occhio i militari in città per garantire l’ordine pubblico, così come la stretta per chi guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe. Ma già da questa estate il caso di rapina e stupro ai danni di turisti da parte di immigrati aveva messo in guardia su come alcune piaghe siano davvero difficili da guarire. Anche le stragi del sabato sera sulle strade non accennano a diminuire. E la camorra l’altro ieri non ha esitato a colpire in pieno centro di Casal di Principe in un’area sottoposta al controllo di 500 parà della Folgore impiegati a supporto delle forze dell’ordine in servizi di pattugliamento. Non solo. La paura verso lo straniero sta facendo riemergere l’allarme razzismo. Gli italiani sanno che non esiste una bacchetta magica per risolvere in pochi mesi tutti i problemi, ma sulla sicurezza si basa gran parte del rapporto di fiducia con il governo e proprio per questo a breve vorranno avere segnali più rassicuranti.

Giustizia. La riforma della giustizia è una priorità del governo. Il cambiamento del sistema giudiziario si rende necessario per dare ai cittadini la possibilità di vedere risolte le controversie in tempi ragionevoli, per vedere rispettato il principio della certezza della pena e per risolvere l’emergenza delle carceri sovraffollate. Il rapporto tra Berlusconi e le toghe non è mai stato disteso, a causa soprattutto dei numerosi procedimenti che hanno visto il premier come imputato. Intanto il lodo Alfano, cioè il provvedimento che blocca i processi a carico delle più alte cariche dello Stato, è al vaglio della Corte Costituzionale. C’è il rischio che la magistratura faccia di nuovo ricorso all’accusa di leggi ad personam e si metta di traverso nel processo di riforma della giustizia e del suo rapporto con la politica. Il Cavaliere dovrà fugare ogni sospetto dimostrando che il suo obiettivo non è tutelare se stesso e la casta. Altrimenti gli italiani non capirebbero.