Dall’ambiente al Medio Oriente, la Francia fa concorrenza agli Usa

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Dall’ambiente al Medio Oriente, la Francia fa concorrenza agli Usa

16 Marzo 2009

Due anni dopo il suo arrivo al Quai d’Orsay, il ministro degli Esteri francese Kouchner illustra le nuove priorità in politica estera dell’Exagone. I diversi fronti diplomatici di Parigi vengono spiegati durante una lunga intervista concessa da Kouchner a Le Figaro. Il “tour diplomatique” inizia dagli Stati Uniti e da quello che la Francia si aspetta dalla nuova amministrazione Obama.

Soddisfatto  del multilateralismo del nuovo presidente Usa, Kouchner dichiara di lavorare a stretto contatto con les amies americani: i francesi sono un popolo amico, alleato, ma non un seguace degli Usa. E il "gallo" canta la prima volta: “La lotta sui cambiamenti climatici e la questione siriana dimostrano la preveggenza della Francia: una strada che è la stessa seguita da Obama”.

Poi Kouchner si sposta in America latina, un mercato che la Francia non può ignorare di fronte alla crisi economica: “Il nostro Paese si pone come alternativa alla Spagna e agli Usa, che sono meno amati dalla cultura latino-americana e da quei paesi che vogliono diversificare i loro scambi commerciali”. I prossimi viaggi  in Bolivia e in Brasile, gli incontri con Chavez, i rapporti con Cuba e Messico, lo dimostrano. “La Francia è una nazione che parla chiaramente, senza preconcetti; con una politica estera indipendente. Spesso siamo stati i precursori. E spesso, siamo stati presi come modello”.

Neppure un accenno all’attuale bagarre tra Messico e Francia, e allo spinoso “caso Cassez”. Florance Cassez – una francese arrestata in Messico nel dicembre 2005 e condannata perché ritenuta complice del compagno, Israel Vallarta – il capo della banda criminale El Zodiaco – si è sempre dichiarata innocente. I giudici messicani l’hanno condannata a  96 anni di carcere, ridotti a 60 in Corte d’appello martedì scorso. Ora la Francia ne chiede l’estradizione.

Kouchner passa a parlare di Medio Oriente: “Abbiamo l’ambizione di essere veloci, non vogliamo aspettare il consenso di altri per andare avanti, per guardare al futuro. La Francia è stata il precursore delle trattative con la Siria”. E Israele? Qui più che le sue doti diplomatiche il ministro sfodera l’arte del bifrontismo. La Francia parteciperà ai lavori preparatori di Durban 2 ma ribadisce che “Abbiamo sempre lottato per l’esistenza dello Stato di Israele; come ci batteremo fino alla fine per la creazione di uno Stato palestinese. Hamas deve accettare l’iniziativa di pace saudita approvato dalla Lega Araba. Quando Hamas formerà un governo con Fatah e rispetterà  i principi del processo di pace, non avremo alcun problema al dialogo”.

Ma c’è un ma: “Mi dispiace che gli americani non si sono mai uniti a noi in una forte condanna degli insediamenti israeliani. Non ci sarà pace finché ci saranno le colonie. La diplomazia francese insisterà su questo punto. In occasione della conferenza di Sharm el-Sheikh, la comunità internazionale – compresi gli Stati Uniti – ha impegnato più di 4 miliardi di euro per la ricostruzione di Gaza. Ma ora l’urgenza è l’eliminazione del blocco di Gaza e del blocco militare israeliano in Cisgiordania”.

Sull’Iran: “È necessario, indispensabile dialogare con L’Iran. Anche se è molto sospetto costatare che l’Iran non risponde alle richieste da parte della AIEA. Non possiamo accettare che l’Iran abbia una bomba atomica sulla base del fatto che altri paesi, come il Pakistan, la possiedono. Vogliamo che tutti i paesi della regione si armino a loro volta di armi atomiche? Ovviamente no! Coloro che non sono in grado di fabbricarle, le compreranno. Sarebbe estremamente pericoloso! Ma non dimentichiamo che i persiani sono una grande nazione e che non possono essere lasciati soli nel Golfo Persico e in Asia centrale, ignorandoli”.

Sul Darfur, Kouchner è orgoglioso di “aver contribuito, come Ministro degli Esteri della Francia, a continuare questa lotta per migliorare la grave situazione umanitaria . Tutta la vita è preziosa, indipendentemente dalla latitudine, religione, colore della pelle”.

Anche la strada per ricongiungersi con Pechino dovrà essere battuta con pazienza e determinazione. “Non vedo nulla di sbagliato nel fatto che il presidente Sarkozy abbia incontrato il Dalai Lama, grande personalità religiosa, Premio Nobel per la pace. Ma anche i nostri amici cinesi sanno che non abbiamo mai messo in discussione l’integrità territoriale della Cina, o favorito la secessione del Tibet. E’ vero che noi  critichiamo i cinesi più di altri. Ma perché hanno sempre considerato la Francia più di altri? Forse perché si aspettano troppo da noi? In ogni caso, anche noi ci aspettiamo molto da loro”.