Dall’antipolitica all’educazione civica. Come usare il web per le riforme
14 Maggio 2013
Non si tratta di inseguire Grillo che ha fatto della Rete lo sfogatoio della insofferenza popolare e delle rivendicazioni anticasta. Se mai l’idea sarebbe quella di capovolgere il binomio web e antipolitica e praticare un Internet dove i cittadini invece di insultare i politici contribuissero al processo costituente.
Vanno lette in questo senso le dichiarazioni del ministro Quagliariello di ritorno dalla Spineto Abbey: "Presenteremo la proposta di riforme al Parlamento" e "troveremo il modo per consultare anche la Rete". Da una parte la commissione con gli esperti impegnata a spianare la strada alla Convenzione, dall’altra "una consultazione pubblica che utilizzi anche il web".
Il rischio c’è: da Mentana che abbandona Twitter alla Boldrini che chiede provvedimenti contro lo stalking informatico, uno degli esercizi preferiti dai naviganti in questo momento di crisi economica e sbandamento sociale è appunto alzare la voce, bestemmiare, gridare al golpettino e compagnia cantando. Insomma, potrebbe essere una consultazione tutt’altro che sobria.
Ma non dimentichiamo che il web ha un grande vantaggio che lo stesso Grillo ha saputo soddisfare (non solo lui, da anni la UE tramite la Commissione Petizioni e altri strumenti permette ai cittadini di farsi sentire on line, anche se fa meno notizia del Beppe nazionale): condividere con i cittadini informazioni molto complesse su scelte decisive per il Paese, in un modo semplificato e simultaneo.
Una forma di educazione civica on line, insomma, inclusione, apertura, credibilità, tutte parole che se ben applicate alla tecnologia informatica possono garantire meno rabbia e più riflessione.
Certo ci vorrebbe impegno per gestire un sito che possa essere consultato facilmente e direttamente da un pubblico molto ampio (da quanto tempo Casaleggio ha annunciato il lancio della nuova piattaforma M5S?) e abbiamo scoperto nei mesi scorsi fin dove possono spingersi i guastatori invisibili e quanto sono importanti le questioni relative alla sicurezza.
Se si incoraggiasse i cittadini a mandare domande e a dare suggerimenti, d’altra parte, bisognerebbe essere in grado di rispondere ad ognuna di essi in modo breve e pertinente (le FAQ potrebbero essere una soluzione ai quesiti più frequenti). Giornalisti, opinion maker, membri della società civile, esponenti politici, fondazioni, centri di ricerca, avrebbero quindi uno strumento per misurarsi con le proposte degli esperti della commissione, in maniera ancora una volta trasparente.
Indicazioni generali sulle proposte di riforma, informazioni che spieghino al pubblico come partecipare o approfondire le questioni in ballo, sondaggi, questionari, "call", materiali multimediali, eccetera eccetera. Con un bel timer che batta il tempo secondo lo "scadenzario" citato a più riprese dal ministro.