Dall’Aquila un solo grido: “No al terremoto fiscale”
17 Aprile 2018
di Carlo Mascio
“Reduci dal terremoto, vittime dello Stato”. No, non è un semplice slogan. E’ il sentimento delle migliaia di persone che a L’Aquila hanno partecipato alla manifestazione organizzata dal Comune e dalla Regione Abruzzo per dire “No al terremoto fiscale”, ovvero il no alla restituzione delle tasse, sospese a imprese e professionisti nel cratere del sisma del 2009, richiesta dalla Commissione Europea che considera le somme aiuti di Stato. Richiesta, quella europea, che per 350 imprenditori abruzzesi (e non solo) ha il forte sapore della beffa, dopo il danno subito dal terremoto del 2009.
Un problema che, per la verità, va avanti da 9 anni, di governo in governo, ma che ora necessita di essere affrontato di petto. Bruxelles sul caso ha addirittura aperto una procedura di infrazione per aiuti di Stato, concedendo in un primo momento solo 30 giorni di tempo per risolvere la situazione, non tenendo minimamente in considerazione che i costi per i danni materiali di un territorio colpito da un sisma sono solo una parte: i danni immateriali derivanti dal blocco di un’intera economia, degli apparati istituzionali locali e dal grave fenomeno di spopolamento conseguente alla distruzione di interi paesi e comunità non sono certo da prendere sotto gamba nella valutazione complessiva.
Il Governo uscente ha approvato un provvedimento che proroga di 120 giorni l’efficacia delle cartelle esattoriali. Ma non basta. “Bisogna combattere perché la proroga di quattro mesi non risolve il problema. Lotteremo fino alla fine con mezzi civici, politici e giuridici” ha affermato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, accompagnato, in testa al corteo, tra gli altri, dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e dai senatori Gaetano Quagliariello, leader di Idea, e Nazario Pagano di Forza Italia, questi ultimi due autori di un’interpellanza parlamentare per chiedere al governo di “attivarsi con la massima urgenza, sollecitudine e risolutezza” in Europa per “riaprire le negoziazioni sulla procedura d’infrazione”.
In effetti, il governo, in attesa di segnali da Bruxelles, può già fare qualcosa: assicurare l’applicazione della soglia di irrilevanza dell’aiuto, il cosiddetto de minimis, secondo i parametri del Temporary Framework (quadro di riferimento temporaneo della Ue per gli aiuti di stato) vigente all’epoca del terremoto. Alzare questa soglia significherebbe mettere in salvo tutte le aziende. Senza questo passaggio, unito al pressing sulle istituzioni europee, la proroga governativa si tramuterebbe nell’ennesima beffa.