
Dall’Armata rossa a quella verde: l’esercito russo verso l’islamizzazione?

06 Novembre 2010
Ha provocato nei giorni scorsi molte discussioni, sulla stampa russa, quello che è successo nella regione di Perm. Il comandante delle truppe dell’esercito, stanziate nella regione, ha ufficialmente chiesto l’aiuto delle autorità religiose musulmane per mettere fine all’anarchia imperante. I soldati di religione islamica, circa un quarto della truppa, rifiutano in massa tutta una serie di ordini, incarichi e incombenze varie, affermando che questi contrastano con la loro fede. Gli ufficiali, ignoranti in materia e temendo un ammutinamento, preferiscono soprassedere. Ciò crea forti tensioni con i soldati non musulmani che devono obbedire e fare tutto, anche il lavoro altrui, e, di conseguenza, scoppiano continui scontri violenti tra commilitoni.
È una realtà presente in tutta la Russia, ma che è venuta alla luce, in questo caso, per la particolare richiesta di aiuto. Se pensate che forse a Perm vi sia una presenza più rilevante del normale di militari musulmani vi sbagliate. In tempi abbastanza recenti è uscita una notizia che ha fatto scalpore in Russia. Il distretto militare “Volga-Urali”, uno dei sei in cui è diviso il paese, ha fatto un censimento religioso tra i militari di leva del distretto stesso. Il motivo è che l’esercito ha pensato di dotarsi di un corpo di cappellani militari, quindi voleva conoscere le dimensioni dei bisogni religiosi della truppa. Non è stato purtroppo fornito il dato su quanti si sono dichiarati atei, ma è stato reso noto alla stampa il risultato approssimativo di quanti hanno indicato una, anche solo nominale, appartenenza religiosa. E i dati hanno avuto l’effetto di una bomba,visto che il 60% dei credenti si è dichiarato musulmano, il 30% cristiano ortodosso e il 10% “cristiano di altra confessione” (protestanti e cattolici).
Si ha periodicamente notizia di singole unità militari formate in maggioranza da coscritti musulmani, ma è la prima volta che un’entità così grande, come un distretto militare, mette in evidenza una presenza così massiccia di soldati di fede islamica. Visto che i musulmani sul totale della popolazione russa non sono percentualmente così numerosi, ci si può lecitamente chiedere come sia possibile questa presenza così elevata nell’esercito.
Va premesso che marina, aviazione e forze nucleari strategiche tendono silenziosamente a discriminare le minoranze musulmane, conoscendo ormai i problemi che la loro presenza crea. Di conseguenza i giovani soldatini, delle nazionalità a maggioranza musulmana, vengono arruolati in massa nell’esercito. Queste nazionalità hanno anche una natalità notevolmente più elevata di quella dei russi etnici. Ad esempio, una donna di etnia inguscia (etnia musulmana del caucaso), ha in media 4 figli, mentre una donna di etnia russa solo 1,8. Quindi nelle classi di età più giovani i musulmani sono nettamente più numerosi, percentualmente, rispetto alla popolazione nel suo complesso.
Anche l’immigrazione, da anni, è formata in grande maggioranza da cittadini di fede islamica delle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale e del Caucaso, cosa che incrementa ulteriormente la presenza musulmana. Molti immigrati, e ancora di più i loro figli, vengono naturalizzati russi e chiamati a servire nelle forze armate.
Non bastando tutto questo c’è anche un altro fattore da considerare. I russi tendono ad evitare in ogni modo il servizio di leva pagando per essere esentati. Ma i giovani delle regioni più arretrate, con una situazione economica disastrosa e disoccupazione dilagante, addirittura pagano per essere presi anche se non hanno le caratteristiche richieste. Meglio un anno con vitto, alloggio e piccolo stipendio e con la possibilità di firmare per l’arruolamento tra i volontari, che un anno di disoccupazione. Queste regioni sono, casualmente, a maggioranza islamica.
Insomma la percentuale, pur non piccola, dei musulmani russi, viene moltiplicata nell’esercito a causa di discriminazioni da altre armi, alta natalità e buona predisposizione verso l’arruolamento. Questo sta provocando gravi problemi, sconosciuti ad altri eserciti, e si sta pensando a una soluzione radicale. Adottare il vecchio sistema, sperimentato nella parte finale dell’impero zarista, della creazione di battaglioni formati integralmente da soldati della stessa etnia o religione. Insomma se l’esercito, multietnico e multireligioso, è ormai alle soglie del caos, basta renderlo monoetnico e monoreligioso…
I reparti monoetnici, creati dallo zar, dettero ottima prova nelle prima guerra mondiale; famosi sono rimasti ad esempio i “fucilieri lettoni” e furono gli ultimi a cedere al virus del bolscevismo. Furono però anche i primi, crollato l’impero, a dare vita ad eserciti indipendentisti nella successiva guerra civile. Vista la “scarsa combattività” mostrata dai soldati di fede maomettana nelle operazioni antiguerriglia nel caucaso, qualcosa si dovrà pur fare, prima che l’esercito si sfaldi.