Dall’Ue il Feag, un fondo per aiutare i lavoratori in difficoltà
20 Giugno 2011
di V. F.
L’Abruzzo chieda. Le risorse arriveranno. Proprio così. E’ questo il senso dell’incontro avvenuto nei giorni scorsi a Pescara. Protagonista: l’europarlamentare europea Barbara Matera, che ha illustrato le potenzialità, purtroppo per lo più inespresse, per lo meno in Abruzzo, di uno strumento prezioso come il Feag – il Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione. La Matera, che del Fondo è relatrice permanente, ne ha spiegato le mille virtù, ma “purtroppo – ha dovuto aggiungere – ho scoperto che l’Italia ha attinto pochissimo alle casse di questo fondo, che sono casse molto importanti perché si parla di una dotazione annuale di 500 milioni di euro a favore di tutti gli Stati membri”. Il punto è che non è previsto nessuno stanziamento base. Bisogna presentare domanda e a farlo può essere qualsiasi regione da qualunque Stato membro.
Pigrizia? Cattiva informazione? Fatto sta che dall’Italia non arrivano richieste dal 2007. Eppure il Fondo è operativo già dal 2006. E come obiettivo ha proprio la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Si agisce, infatti, attraverso il sostegno diretta ai lavoratori in esubero che abbiano un notevole impatto sull’economia regionale e locale. Come dire, proprio la risposta che serve in tempi di crisi economica.
E infatti: "è un fondo che è stato definito ad personam – ha spiegato ancora la Matera – perché aiuta solo e soltanto il lavoratore cassintegrato, il lavoratore in esubero, non ristruttura aziende. Il fondo va ad accumularsi e non va ad annullare gli altri aiuti europei e si aggiunge anche agli aiuti provenienti dallo Stato centrale. Il grande ruolo – ha aggiunto – lo avranno le aziende e i sindacati che dovranno comunicare al Governo centrale, che a sua volta comunicherà alla Commissione, quanto sta accadendo in una determinata zona". L’aiuto, dunque, avviene "attraverso l’istituzione di corsi di formazione professionale e quindi attraverso la riqualificazione del lavoratore, attraverso una indennità mensile – sugli 700-800 euro e si cumula con altre misure di sostegno statali – che il lavoratore potrà percepire e attraverso corsi psicologici per la stimolazione dei lavoratori un po’ più anziani, che magari hanno perso fiducia". E che altrimenti, rimarrebbero definitivamente esclusi dal mercato del lavoro.
Il FEAG, infine, è accessibile sia in caso di un esubero minimo di 500 unità lavorative sia nel caso in cui il numero degli esuberi sia inferiore alle 500 unità lavorative quando ad essere interessati sono mercati del lavoro di piccole dimensioni o in circostanze eccezionali che evidenziano un’incidenza molto grave su un’economia globale. Un aiuto attivo, dunque, che lungi dal presentarsi come misura assistenziale, vuole valorizzare il lavoro e restituire alle persone quell’autonomia e quella dignità, che è uno dei problemi invisibili ma non per questo meno dirompenti, specie al livello sociale, della crisi economica.
Purtroppo basta passare in rassegna il territorio abruzzese, per rendersi conto che sono tanti i casi in cui si potrebbe usufruire di questo strumento e non lo si fa. E a detta del presidente della Regione, Gianni Chiodi, questo vale soprattutto per le zone dell’aquilano, dove si potrebbero "alleviare un po’ quelle condizioni di malessere e disagio conseguente alla crisi della globalizzazione, che è un’opportunità, ma anche un rischio”. Di qui l’appello, perché "per cogliere questa opportunità è molto importante che le organizzazioni sindacali e le organizzazioni confindustriali, oltre ad avere l’atteggiamento tipico rivendicativo nei confronti di quelli che sono i Governi in carica, divulghino queste opportunità presso i loro iscritti".
Ha fatto riferimento alla globalizzazione, Chiodi. Un fenomeno che se da un lato ha aperto nuovi scenari, dall’altro è stato impietoso con chi non è riuscito a fronteggiarlo non riuscendo a reggere il passo dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e del contenimento dei costi. E soprattutto con chi non ha accettato, giustamente, il compromesso di una competizione basata sul basso costo della manodopera.
Ma le possibilità per resistere esistono, basta saperle cogliere e farlo in tempo. Il Fondo, infatti, scadrà naturalmente nel 2013, perché pensato in relazione ad una congiuntura economica sfavorevole e a delle logiche che nel lungo periodo possono e devono essere superate.