David Cameron non ha mandato giù il risarcimento miliardario chiesto a BP

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David Cameron non ha mandato giù il risarcimento miliardario chiesto a BP

21 Giugno 2010

Venti miliardi di dollari ed è solo l’inizio. Questa è la cifra che la British Petroleum dovrà versare nel fondo di risarcimento di cui ne è stata decisa la creazione la scorsa settimana, in un incontro alla Casa Cianca tra il Presidente Obama e Carl Henric Svamberg, numero uno della Bp. L’ingente somma pattuita servirà alla creazione di un fondo che sarà gestito da Kennet Feinberg (che ha gestito il fondo di risarcimento per le vittime dell’11 settembre), per risarcire i danni provocati dall’esplosione della piattaforma Deepwater Harizon. Obama ha ben chiarito come questa cifra non è il tetto massimo che la Bp dovrà pagare per i danni recati per la sua negligenza.

La notizia della creazione del fondo non ha rasserenato gli animi. Anzi. Ora la preoccupazione si è diffusa dalle coste della Louisiana sino in Gran Bretagna. In molti si interrogano se la Bp possa correre il rischio del fallimento, provocando uno sconquasso economico dopo quello ambientale. La Bp è la terza compagnia petrolifera più grande del mondo, con ottantamila dipendenti e un valore di mercato che si aggira attorno ai cento miliardi di dollari. La preoccupazione per un eventuale fallimento serpeggia in Gran Bretagna. Lo stesso neo Primo Ministro Cameron, nei giorni passati, ha cercato una mediazione con la Casa Bianca chiedendo chiarezza con l’obiettivo di mantenere stabile l’azienda britannica.

In Gran Bretagna la Bp occupa miglia di persone, è una delle aziende preferite per i fondi pensione britannici ed è uno dei migliori contribuenti del Regno Unito. Per questo le decisioni americane hanno provocato una dura reazione difensiva da parte di Cameron che ha chiesto venga stabilito un tetto massimo affinché il risarcimento a carico della Bp non arrivi a sproporzioni tali da provocarne il fallimento. Intanto, per creare il fondo, la Bp venderà assets in giro per il mondo e bloccherà gli investimenti di capitale nelle operazioni internazionali. Inoltre, dopo aver già bloccato i dividendi almeno sino a fine 2010, chiederà ai partner americani, tra cui la Halliburton, di contribuire alle spese. Il New York Times, dopo aver chiesto il parere di alcuni esperti, ha previsto che la cifra complessiva del risarcimento dovrebbe aggirarsi intorno ai sessanta miliardi di dollari. Questo perché, con tutta probabilità, la Bp verrà coinvolta in una serie infinita di cause civili e penali.

Il tesoriere dello stato della Louisiana, John Kennedy, ha dichiarato nei giorni passati che i danni provocati agli stati della costa dalla marea nera, potrebbero raggiungere i cento miliardi di dollari. Come se non bastasse la società britannica dovrà sborsare cento milioni di dollari per pagare gli stipendi dei lavoratori delle compagnie petrolifere costretti all’inattività dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico.  Ad oggi i costi sostenuti dalla Bp nel contenimento della fuoriuscita e dei primi risarcimenti danni, si aggirano sul miliardo e ottocento mila dollari. La domanda che in molti, soprattutto in Gran Bretagna, si  pongono è se la Bp possa realmente sostenere questo enorme carico.

Timori del genere, secondo altri esperti, sono impensabili se si pensa che il pagamento dei venti miliardi verrà dilazionato e spalmato in più pagamenti. Difficilmente, però, la Bp potrà sostenere da sola un esborso dai sessanta miliardi in su. Se così fosse la società britannica correrebbe il serio rischio del fallimento o di un grosso ridimensionamento. Determinante, quindi, sarà il ruolo di mediazione che giocherà Cameron nella contesa tra Bp e governo statunitense. Nei giorni scorsi il premier inglese ha chiesto a Obama “di abbassare i toni della contesa”. Vedremo come andrà a finire.