Davvero non c’è più bisogno della Fed?
19 Dicembre 2008
Mentre inizia a diradarsi il polverone seguito a questo 11 settembre del capitalismo americano, oltre le macerie lasciate dai vari casi Maddoff, il famoso trader newyorkese capace di generare una bancarotta da $50Mld e sofferenze diffuse un po’ ovunque nel sistema bancario mondiale, inizia a salire all’attenzione dei media americani un altro caso, il caso FED.
La Federal Reserve comincia infatti ad alzare le mani e anche il Washington Post mette in risalto come appaiano “privi di incidenza i suoi strumenti fondamentali di intervento sull’economia”. Da più parti già si parla di un rialzo di interessi ma la banca centrale, fino a ieri, ha solo e semplicemente tagliato, ponendosi su di un livello del costo del denaro pressoché vicino allo zero.
Il Wall Street Journal stesso ha rimarcato come il tasso di sconto, che è il tasso di interesse che pagano le banche che ricevono denaro dalla FED, scenderà ulteriormente di mezzo punto percentuale, “un livello riscontrato l’ultima volta negli anni ’40”. Cosa vuol dire tutto ciò si chiedono gli economisti americani? Sembra quasi che con ogni probabilità nel futuro prossimo i tassi di interesse diverranno uno strumento economico privo di significato, anche il New York e il Los Angeles Times parlano dell’inizio di una nuova era.
L’interrogativo appare paradossale soprattutto perché s’introduce in un momento in cui tornano di moda autori di letteratura economica statalista e i governi di mezzo mondo si affannano a comprare pezzi di economia scontati a saldo di fine stagione. Per davvero non c’è più bisogno della FED? In trentanove città statunitensi, sul finire dello scorso novembre, decine di migliaia di cittadini hanno detto NO. Al grido di “END THE FED” hanno dato inizio ad una manifestazione originale che nelle sue intenzioni dovrà essere l’inizio di un percorso culturale. La manifestazione ha finito per aver un lungo seguito in tutto il blog world americano ed è salita all’attenzione del mainstream dei media, sino alla CNN.
La manifestazione è stata pensata per la firma di una petizione a supporto del House of Representatives Bill n. 2755, denominato “Federal Reserve Board Abolition Act”, proposta di legge depositata dal leader dei libertarian repubblicani Ron Paul per chiedere al Congresso l’abolizione dell’istituzione della banca centrale americana.
La FED non è un’istituzione federale è né più né meno una corporation privata; si serve di soldi che non provengono da riserve; in realtà non è neanche propriamente una banca; è stata la vera responsabile della crisi; detiene un monopolio privato in materia di valore del denaro pubblico americano; è una frode perpetrata ai danni del popolo americano. Questo sostengono i manifestanti.
L’iniziativa, che ha ricevuto tra gli altri l’endorsement di Jack Welch, il mitico uomo simbolo della General Electric, rinnova la polemica sulla genesi della Federal Reserve e sulle responsabilità che in capo ad essa vengono individuate con riferimento alle cause ed alla gestione della recente crisi economico finanziaria, il cui epicentro, giova ricordarlo, origina proprio nella gestione delle due agenzie del credito partecipate dalla mano pubblica Fannie Mae e Freddie Mac, le quali potevano reperire ed elargire coperture per le banche mutuatarie senza alcun criterio di economicità, in totale irresponsabilità e senza essere oggetto di alcuna attenzione da parte proprio della FED.
L’attenzione sospetta nei confronti della FED negli USA nasce e cresce nell’alone di mito che avvolge la sua nascita che si vuole avvenga in una notte di novembre del 1910 (il 22, data anche della manifestazione “END THE FED” del novembre scorso), allorché in quel di Hoboken, New Jersey, si riunì in gran segreto una delegazione rappresentativa dei più influenti finanzieri del paese a stelle e strisce per buttare giù le basi di ciò che il 23 dicembre del 1913 il Congresso degli Stati Uniti, su proposta del Presidente Woodrow Wilson, consegnò alla storia.
La proposta di istituire una banca centrale privata sul modello di quelle europee fu avanzata da Paul Moritz Warburg, socio della banca Warburg di Amburgo e della banca Kuhn Loeb & Co. di New York, ma già nel 1836 il Presidente Jackson dovette utilizzare lo strumento del veto per evitare la proposta di rinnovo dello Statuto della Banca Centrale Americana datato 1816.
Approvando la proposta di Wilson, il Congresso diede alla FED la facoltà di battere moneta senza alcun onere. La FED poteva, può ed ha potuto a tutt’oggi, creare denaro senza alcuna copertura materiale, come quella costituita ad esempio dall’oro che i manifestanti vogliono venga introdotta negli USA (“Sound money for America” è un altro degli slogan).
Ad alimentare quest’aura di mistero contribuisce la circostanza che il Federal Reserve Act del 1913 prevede che i nomi degli azionisti della FED debbano restare segreti.
Quelle che oggi sono le banche azioniste della Federal Reserve sono per statuto banche nazionali americane, suddivise in dodici distretti, le azioni di ogni distretto possono essere detenute sia da banche americane che straniere. Attualmente il distretto di New York controlla gli altri undici ed è di proprietà di banche private, qualche nome effettivamente è salito di recente all’attenzione della cronaca: Banca Rothschild di Londra, Warburg di Amburgo, Rothschild di Berlino, Lehman Brothers di New York, Lazard Brothers di Parigi, Kuhln Loeb di New York, Israel Moses Seif, Goldman Sachs di New York, Warburg di Amsterdam, Chase Manhattan Bank di New York.
La sede legale è in Porto Rico, quella operativa e amministrativa a Washington DC. Porto Rico non ha una propria banca centrale nè moneta nazionale, la valuta ufficiale è il dollaro e la FED svolge funzioni supplettive di Banca Centrale; Porto Rico è parte del Distretto di New York che è il principale azionista dell’istituto. Insomma l’intrigo farebbe gola ai maestri del romanzo giallo.
Nella storia americana molti deputati e presidenti si opposero alla situazione di fatto. Il tentativo più recente è datato 4 giugno 1963, allorché il Presidente John Fitzgerald Kennedy appose la sua firma sopra l’ordine esecutivo n. 11110 che restituiva al Governo USA il potere di battere moneta senza passare attraverso la FED, decretando l’argento come riserva della moneta e l’oro come riserva della banca centrale. L’ordine non è mai stato annullato ma l’emissione di moneta resta affidata alla FED.
Che si legga o meno la FED come un cartello che non ha nulla dello spirito del capitalismo, un accordo per massimizzare i profitti, minimizzando la competizione all’interno delle istituzioni finanziarie, resta da segnare in rosso l’importanza del passaggio culturale che in questi giorni si sta facendo spazio negli Stati Uniti, un passaggio caratterizzato dalla storica messa in dubbio del ruolo e della necessità di una FED, un dubbio che inizia a circolare anche per ambienti liberal tradizionalmente fautori del controllo e del dirigismo economico e si porrà al centro del dibattito sulle necessarie riforme del sistema finanziario americano e quindi globale.