Ddl Zan, la Chiesa interviene in extremis. La speranza è che non sia troppo tardi

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ddl Zan, la Chiesa interviene in extremis. La speranza è che non sia troppo tardi

Ddl Zan, la Chiesa interviene in extremis. La speranza è che non sia troppo tardi

22 Giugno 2021

Meglio tardi che mai. Eppure l’impressione è che, la pur sacrosanta mossa del Vaticano per fermare la legge Zan, sia arrivata davvero in ritardo. In ritardo perché prima di mettere in campo le diplomazie politiche, i ministri degli Esteri di due Stati sovrani, la Chiesa avrebbe potuto far sentire la propria voce e la propria influenza sul piano della comunicazione e dei messaggi pubblici. Se mai sinora lo Stato Vaticano aveva usato l’arma della violazione del Concordato, se mai la Chiesa era intervenuta in modo diretto nell’iter di approvazione di una legge italiana, un motivo doveva pur esserci. E il motivo era che, prima di far partire le carte formali, la Chiesa e il Pontefice testavano tutte le altre strade, prima tra tutte quelle della capacità di indirizzare, anche dai pulpiti delle chiese durante la Messa (perché no), una popolazione, quella italiana, ancora fondamentalmente cattolica.

E invece lo stop del Vaticano stavolta è arrivato come un fulmine a ciel sereno, inaspettato ai più. Al di là delle dichiarazioni di rito, infatti, nemmeno le forze politiche contrarie al DDL Zan si aspettavano una mossa simile. E allora viene da chiedersi perché la Chiesa non si sia mossa prima, perché sia stata fondamentalmente in silenzio sinora sul tema del tutto malposto dei presunti diritti civili. Anzi, dando l’impressione di strizzare l’occhio alle posizioni facili promosse dal pensiero unico che vorrebbe applicare la folle teoria della divisione netta tra identità sessuale biologica e percepita. Imponendo, nel nome di una condanna già prevista verso atteggiamenti violenti, una normalizzazione forzata che finisce per non garantire nemmeno chi vorrebbe essere garantito.

Eppure, quasi imbarazzata dall’annunciare una Verità improvvisamente divenuta scomoda, fors’anche spaventata da una martellante campagna di comunicazione a senso unico, la Chiesa ha balbettato a lungo sul tema del DDL Zan e non solo. Ha mostrato interesse sui temi genericamente sociali, cari a tante Ong, ma è sembrata dimenticare l’essenza stessa del messaggio di rottura del Cristianesimo, dando l’impressione restando chiusa nel proprio Cenacolo, di accettare al proprio interno una posizione relativista senza riflettere che il relativismo vero – per non trasformarsi in melassa indistinta – parte dal confronto pubblico di posizioni diverse, anche radicali espresse da agenzie distanti tra loro. Un confronto la cui sintesi a livello sociale è frutto proprio di queste diverse sensibilità che non possono essere annacquate a monte, pena la qualità stessa del prodotto finale.

Tutto questo mentre gran parte dell’universo politico che si rifaceva al mondo cattolico, strizzando l’occhio alla sinistra ma non solo, diveniva paradossalmente il primo difensore di questo tentativo di cambio di paradigma antropologico sul tema dell’identità di genere.

E così alla fine, messa alla strette, improvvisamente scopertasi incapace di essere una guida autorevole, faro in grado di splendere di una luce lontana dalle convenienze terrene, la Chiesa ha vestito i panni della guida autoritaria mettendo un paletto in extremis. Marcando all’ultimo istante una demarcazione che avrebbe dovuto essere sacrosanta da sempre. Meglio tardi che mai dicevamo. Ma questo intervento in pieno recupero non è detto porti i risultati sperati e le accuse di ingerenza politica piovute da più parti ne sono una prima dimostrazione.