De Magistris chiede soldi alla Ue per la monnezza, ma sei mesi fa li bloccò
23 Giugno 2011
Sei mesi fa da Strasburgo l’europarlamentare dell’Idv Luigi De Magistris bloccò i finanziamenti europei per liberare Napoli dalla monnezza. Sei mesi dopo, il sindaco-Masaniello Luigi De Magistris (stesso partito ma non più di tanto) fa la guerra all’inceneritore e punta tutto sulla raccolta differenziata ma a condizione che Palazzo San Giacomo riceva i fondi dalla Regione e dall’Europa. C’è qualcosa che non torna all’ombra del Vesuvio. Vale il primo o il secondo De Magistris?
E’ l’interrogativo che in questi giorni attanaglia i napoletani convinti che il ‘vento nuovo’ del nuovo Masaniello avrebbe spazzato via i cumuli di rifiuti in ogni angolo della città. E del resto il sindaco eletto quasi con un plebiscito aveva promesso che nel giro di quattro-cinque giorni tutto sarebbe tornato alla normalità. Di giorni ne sono passati 29 giorni e non è cambiato nulla. Anzi, la monnezza è aumentata.
A scoprire la ‘chicca’ è l’europarlamentare del Pdl Erminia Mazzoni che dalle colonne de Il Corriere del Mezzogiorno ha raccontato i fatti. Strasburgo 26 gennaio 2011: il gruppo parlamentare Alde (sinistra indipendente) presenta una risoluzione molto netta a proposito di rifiuti. Paragrafo 5: “Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di prolungare sine die la sospensione dei fondi Ue stanziati per i progetti nel settore dei rifiuti della regione e mantenerli congelati fino a quando non sarà pronto un piano per la gestione dei rifiuti stessi verificabile e concordato da tutte le parti interessate”. Primo firmatario l’allora eurodeputato Idv Luigi De Magistris. In gioco ci sono 145 milioni di euro (fondi Fas) destinati alla Campania (e non solo a Napoli) per regolarizzaee il ciclo dei rifiuti ma che, di fatto, restano a Bruxelles. A quella risoluzione furono cambiate alcune parole, ma la sostanza restò intatta.
Attualmente la commissione europea sta esaminando il piano della Regione per verificarne la conformità rispetto alle prescrizioni comunitarie, ma resta il fatto che pure a Bruxelles devono essersi chiesti come mai De Magistris allora stoppò i fondi e oggi da sindaco li chiede proprio per realizzare il suo progetto-pilota che non è quello dell’incenetitore come si è ben capito in campagna elettorale, bensì portare in sei mesi al 60 per cento di raccolta differenziata a Napoli. La Mazzoni che ha incontrato il commissario Potocnick si sofferma su un aspetto: “Per sbloccare le risorse necessarie a far ripartire il ciclo, che promuova finalmente la differenziata anche a Napoli, bisogna accompagnare gli sforzi della Regione e parlare con una voce sola”.
Messaggio per il sindaco con la bandana arancione: “Non credo che la strada dello scontro che l’amministrazione comunale annuncia sull’inceneritore aiuti a risolvere i problemi. L’esercizio della responsabilità politica dovrebbe portare a ricercare soluzioni, non a creare altri problemi. Peccato che qualcuno dia segnali contrari”. E qui l’esponente pidiellina va dritta al punto: “Mentre l’europarlamentare De Magistris invitava con la risoluzione votata in Parlamento lo scorso gennaio ‘la Commissione europea a sfruttare i propri poteri, anche intentando una nuova azione che chieda sanzioni pecuniarie…’, oltre a mantenere il blocco dei 145,5 milioni destinati alla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, il sindaco De Magistris oggi annuncia attraverso il suo vicesindaco Sodano, che l’impegno a portare la differenziata a Napoli al 60 per cento entro sei mesi potrà essere mantenuto – cito testualmente – ‘fermo restando il trasferimento dei fondi dalla Regione, di quelli europei…’”. Fine della citazione. Chiosa ironica: “Forse è un caso di sdoppiamento della personalità”.
La domanda è: perché sei mesi fa De Magistris ha detto no e ora sì? Non sarà che a gennaio c’era da dare addosso al governo Berlusconi? A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. La risposta viene dall’ex pm che ieri ha convocato la stampa per ufficializzare che “la situazione ambientale e sanitaria è grave” e che “c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini”. A preoccupare sono anche i roghi che vengono appiccati ai cassonetti. Insomma, Napoli affonda tra i rifiuti.
E De Magistris cosa fa? Due cose. La prima: con l’assessore Sodano dice che il guasto a una turbina che ha bloccato per diverse ore l’inceneritore di Acerra impedendo di bruciare “sull’unica linea funzionante duemila tonnellate di rifiuti, è la dimostrazione che il sistema che noi abbiamo sempre criticato, è impazzito”. La seconda: denuncia che Berlusconi di Napoli “se ne frega” e che il governo “fino adesso non ha fatto nulla”. Da Roma Berlusconi conferma che l’esecutivo, come già fatto in passato, farà la sua parte per fronteggiare l’emergenza assumendo un’iniziativa istituzionale. La via potrebbe essere quella di un decreto legge (per il trasferimento dei rifiuti in altre regioni) che però la Lega aveva osteggiato una settimana fa in Consiglio dei ministri oppure quella di un decreto ministeriale. Sul caso Napoli ieri è intervenuto il Capo dello Stato che sollecita l’intervento di Palazzo Chigi affinchè sia reso operativo il decreto legge già predisposto. Oggi De Magistris incontrerà il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo. Napoli non può aspettare, nonostante le due versioni dell’ex europarlamentare, oggi sindaco.