De Magistris furioso contro il pareggio di bilancio in Costituzione: ‘svolta anti-democratica’

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De Magistris furioso contro il pareggio di bilancio in Costituzione: ‘svolta anti-democratica’

20 Aprile 2012

Che per Luigi De Magistris l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione – approvata definitivamente da Palazzo Madama martedì – rappresenti una "svolta antidemocratica" è una notizia solo nella misura in cui la dice lunga sulla filosofia del sindaco di Napoli, la stessa che ha portato l’Italia ad accumulare un debito spaventoso a causa di una politica della spesa pubblica irresponsabile quanto insostenibile.

Finalmente, invece, "lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento – si legge nella riformulazione dell’articolo 81 – è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali" tra cui sono incluse "gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali". Da parte loro, "le pubbliche amministrazioni – si legge all’articolo 97 della Carta, anch’esso modificato – in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico" e l’autonomia finanziaria di entrata e di spesa di Comuni, Province, città metropolitane e Regioni sarà concepita "nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci" con il concorso di tali enti ad "assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all’ordinamento dell’Unione europea".

Ora, tenuto conto delle recenti dimostrazioni di parsimonia di soldi pubblici date da De Magistris in appena un anno di mandato, ultima tra queste l’America’s Cup, si capisce perché il sindaco abbia lanciato i suoi strali contro questa nuova impostazione, che mette un bel po’ di paletti alla spesa pubblica e alla pratica dell’indabitamento, dietro la quale si è celata per decenni una concezione delle casse dello Stato come una sorta di bancomat elettorale. Insomma, tutti questi vincoli di buon senso devono stargli parecchio stretti, soprattutto dopo le numerose promesse fatte in campagna elettorale che, adesso, dovrà in qualche modo mantenere.

Altro che protezione della democrazia, dei diritti e dei servizi sociali, che nessuno ovviamente ha mai messo in discussione. Qua la questione è semplicemente quella di porre un argine alle mani bucate di certi amministratori (a tutti i livelli di governo), facendo capire loro che le casse pubbliche non sono un pozzo senza fondo dal quale attingere senza alcun limite ma, al contrario, rappresentano un fondo di risorse da amministrare in maniera oculata e sulla base delle reali disponibilità. Cosa ci sia di anti-demcoratico in un principio del genere, veramente è difficile immaginarlo. Tanto meno lo si capisce dalle dichiarazioni deliranti di De Magistris, che mettono insieme una serie di vuoti luoghi comuni senza dare una spiegazione reale delle sue ragioni di opposizione. Leggere per credere: "Uno stravolgimento costituzionale (l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, ndr) avvenuto nel silenzio generale e senza dibattito pubblico, per il quale non ci sarà nessun referendum fra i cittadini. Evidentemente per questo parlamento di nominati, che hanno scelto di rinunciare al loro ruolo politico affidandosi alla ‘salvezza tecnica’, la Costituzione è proprietà di pochi che può essere svenduta alle banche centrali europee e alle misure liberiste. Un obbligo imposto non solo allo Stato ma a tutti gli enti amministrativi e che rientra nel cosiddetto Fiscal compact europeo". E ancora parla di una " vittoria integrale del mercato senza regole, lo stesso che ha generato la crisi dimostrando la sua fragilità e pericolosità, e che annichilisce le istituzioni pubbliche, dallo Stato ai Comuni, tutti impossibilitati ad intervenire nella gestione dell’economia nell’interesse dei cittadini".

L’interesse dei cittadini, proprio questo è il punto. Interesse ad essere amministrati con senso di responsabilità, per non ritrovarsi poi indebitati fino al collo. Più democratico di così?