Débâcle del Labour anche in Scozia. Brown non piace agli inglesi

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Débâcle del Labour anche in Scozia. Brown non piace agli inglesi

25 Luglio 2008

Altra roccaforte laburista, altra sconfitta. Il partito di Gordon Brown perde la cruciale elezione suppletiva nella circoscrizione di Glasgow est. Cade così l’ennesimo simbolo del potere labour, in quello che era considerato il venticinquesimo seggio più fedele del paese, e la scossa si ripercuote inevitabilmente sul governo di Londra. 

La disfatta nella circoscrizione scozzese ribalta il risultato ottenuto nel 2005, quando i laburisti vinsero ampiamente e il loro candidato David Marshall ottenne il 60% dei voti. Ieri i cittadini sono stati richiamati alle urne dopo le dimissioni del deputato, costretto ad abbandonare lo scranno per motivi di salute. Replicare il trionfo di tre anni fa era impensabile, ma neppure un esito a favore dei nazionalisti dello Scottish National Party (SNP), il partito filo-indipendentista che conquista la terza città della Gran Bretagna con un margine di 365 voti. John Mason, candidato del SNP, ha ottenuto 11.277 voti, contro i 10,912 della laburista Margaret Curran. Oltre al risultato negativo, per la Curran anche una beffa. Nella notte, infatti, la candidata ha chiesto il riconteggio dei voti, perché temeva che le sue preferenze fossero state assegnate erroneamente a Frances Curran, candidata del Partito socialista scozzese. Il nuovo conteggio ha invece aumentato il divario tra i due maggiori contendenti, portandolo così da 354 a 365 voti. 

Il giorno prima dell’apertura dei seggi, il partito laburista prevedeva una vittoria risicata di qualche migliaio di voti. La candidata scelta, già componente del parlamento scozzese, era considerata la miglior rappresentante del partito di Brown e la parte est di Glasgow, zona industriale, è sempre stata storicamente un’area con le posizioni vicine al Labour party.

E se l’unica paura apertamente manifestata alla vigilia dell’appuntamento elettorale era limitata ai dati sull’affluenza, gli scozzesi si sono dimostrati diligenti. A dispetto delle vacanze estive e della bella giornata di sole, infatti, ha votato il 42 % dei cittadini aventi diritto, solo sei punti in meno rispetto alle precedenti elezioni. Quindi l’elettorato è andato a votare, ma non per sostenere il partito che dalla Seconda Guerra mondiale è sempre stato vittorioso a Glasgow est. 

Oltre al voto in sé, il risultato si aggiunge ad una serie di recenti sconfitte alle urne per i laburisti.

Lo stesso Brown sperava che l’appuntamento elettorale assumesse il tono della rimonta, dopo la caduta degli ultimi mesi, che lo ha portato sempre più in basso negli indici di gradimento. Se a tutto questo si aggiunge che il primo ministro è nato e cresciuto a Govan, località limitrofa a Glasgow, si capisce quanto sia un autentico smacco per il premier. 

Un nuovo baratro, dunque, ancora più profondo, dopo i pessimi test elettorali dei mesi scorsi.

I laburisti insistono perché Brown proponga nuove idee, nuove strategie, perfino un rimpasto di governo, insomma qualsiasi cosa gli faccia riguadagnare la fiducia persa. Non c’è tempo per fermarsi ad analizzare la crisi, ormai è un dato di fatto. Perché non si verifichi quello che molti pensavano, ovvero che la sua leadership sia ormai alle battute finali.

Anche i commentatori ritengono che quella di Glasgow est più che una vittoria del partito scozzese, sia l’ennesima dimostrazione di sfiducia nei confronti del premier britannico. Secondo un’agenzia di stampa britannica, se gli inglesi si recassero adesso alle urne, ci sarebbe una replica su scala nazionale dei dati registrati ieri: il premier perderebbe il proprio seggio, e il suo partito rimedierebbe un fallimento memorabile.

Sui giudizi degli elettori pesano il costo della vita e la politica economica del primo ministro, ex Cancelliere dello Scacchiere al fianco di Tony Blair e dunque identificato da sempre come esperto economista; ma piace poco anche lo stile personale adottato dal capo del governo. 

La sconfitta a Glasgow potrebbe causare il panico nell’esecutivo nazionale e forse l’inizio della fine del leader laburista. Soprattutto in vista del congresso del partito in programma a settembre e a causa delle continue richieste di elezioni anticipate avanzate dai Tory.

Intanto sabato è atteso a Londra il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, che incontrerà sia il premier Brown che il leader conservatore Cameron e per qualche ora sposterà l’attenzione su di sé.