Decadenza, chi vuole sfruttarla e perché
31 Ottobre 2013
di Ronin
Il giorno dopo la provocazione della Giunta del regolamento, con la decisione sul voto palese relativo alla decadenza di Silvio Berlusconi, il Cavaliere non formalizza ancora la fine del Governo. Il voto in Giunta ha fatto emergere infatti una maggioranza composta da Pd, M5S e e Scelta Civica, che spinge per il voto anticipato, pensa di vincere facile e potrebbe mettersi d’accordo su una legge elettorale contro il centrodestra. Berlusconi ne è cosciente e sa che l’ala ministeriale del Pdl non vorrebbe far coincidere la fine dell’esecutivo con il voto di decadenza.
Il centrodestra non potrebbe battersi per il ripristino dei principi dello Stato di diritto, come ha spiegato Alfano annunciando di voler dare battaglia in Parlamento, se fosse ridotto ad una forza di minoranza. E del resto non è detto che il Presidente Napolitano decida di sciogliere le Camere, avendo spiegato a più riprese che gli italiani non torneranno al voto con il "Porcellum". Una crisi, infine, riaprirebbe quella crisi istituzionale destinata a incidere negativamente anche sull’economia e sulla speranza di riagganciare la ripresa. C’è anche la questione dell’eventuale candidato premier della nuova Forza Italia, la figlia Marina o chi altri?
Insomma, per il centrodestra rompere definitivamente le larghe intese potrebbe voler dire servire su un piatto d’argento al Pd a trazione renziana il voto e le riforme (si pensi alle parole sentite alla Leopolda sulla riforma della giustizia). Aspettiamo quindi le prossime dichiarazioni del Cavaliere. Intanto registriamo che sul voto palese il Pd ha dimostrato di essere subordinato a M5S. Il premier Letta, che pure ha ricordato "il pilastro" del suo discorso del 2 ottobre scorso (separare le questioni giudiziarie dalla azione di governo), dovrebbe guardare a chi nel suo partito sta cercando di tagliare il ramo su cui poggia l’esecutivo. Ovvero tutti coloro che in barba alla stabilità vogliono sfruttare politicamente la situazione contingente mettendo sotto i piedi i regolamenti parlamentari e quelle istituzioni a cui dicono di tenere tanto.