Decreto sicurezza: UE boccia espulsioni individuali
05 Novembre 2007
di redazione
Il portavoce della Commissione UE Johannes Laitenberger ha affermato che le espulsioni di cittadini europei, che vivono in altri paesi Ue, devono essere motivate solo “sulla base di situazioni individuali e non di gruppo”, commentando il decreto sicurezza presentato dal Governo italiano.
La Commissione Ue non ha ancora avuto modo di analizzare il decreto, che non risulta ancora notificato a Bruxelles. “Quando lo riceveremo, lo analizzeremo nel dettaglio per verificarne la compatibilità con la direttiva 2004 sul libero movimento dei cittadini europei”, ha aggiunto il portavoce del commissario Ue Franco Frattini.
Alla domanda su che cosa farà Bruxelles se dall’analisi del decreto dovesse emergere una situazione di incompatibilità con la Direttiva comunitaria sulla libera circolazione dei cittadini europei, Laitenberger ha rilevato che potrebbe verificarsi la possibilità di una procedura di infrazione.
In questo caso, “Se dovesse emergere una prassi di azioni illegali, cioè non compatibili con le norme comunitarie, in assenza di una risposta giudiziaria adeguata, vi sarebbe la possibilità di una procedura di infrazione”- ha detto Laitenberger, precisando che “si tratta di uno scenario puramente teorico, in quanto non è la situazione di fronte alla quale ci troviamo al momento”.
Friso Roscam Abbing, portavoce di Frattini, ha insistito sul fatto che tutti i cittadini europei che abitano in un altro paese della Ue possono essere espulsi solo sulla base di ragioni “individuali” e che la decisione “deve poter essere impugnata a livello giudiziario”.
“Al momento non possiamo dire se il Decreto del governo italiano rispetta questi principi”, ha affermato Roscam Abbing. Secondo una direttiva del 2004, tutti i cittadini della Ue hanno il diritto di soggiornare senza condizioni sul territorio di un altro Stato membro per una durata di novanta giorni. Uno Stato può però limitare questo diritto per ragioni di ordine pubblico, di sicurezza pubblica o di salute pubblica (art. 39 TCE).
Queste misure devono essere fondate esclusivamente sul “comportamento personale dell’individuo interessato” che deve rappresentare “una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave per un interesse fondamentale della societa”, ha precisato il portavoce di Frattini.
La direttiva stabilisce anche che le persone oggetto di un provvedimento di espulsione possano contestare questa decisione, ma per il ricorso non è previsto un effetto sospensivo se “la decisione d’espulsione si fonda su motivi imperativi di sicurezza pubblica”. Al riguardo, Laitenberger ha sottolineato che “spetta ad ogni Stato membro di legiferare in materia senza bisogno di una notifica o di una approvazione preventiva da parte della Commissione Ue”.