Decreto terremoto atto terzo, torna tutta l’arroganza renziana
05 Aprile 2017
Si fa un gran parlare di terremoti e del decreto terremoto, il terzo del post-sisma, quello su cui il governo ha promesso di investire miliardi di euro nel prossimo triennio senza spiegare da dove arriveranno tutte queste risorse (visto che i conti intanto bisogna farli con Bruxelles alla voce manovrina, e già fioccano indiscrezioni su un eventuale quarto decreto). Incurante della situazione sul campo, Renzi nei giorni scorsi ha annunciato l’ennesima “svolta storica” nella ricostruzione, una riverniciata di Casa Italia, il progetto lanciato con le archistar quando Matteo era ancora al governo, ma che a quanto pare resta ancora tale, un progetto, una promessa. Come pure negli ultimi giorni abbiamo ascoltato distinti professori universitari, convinti che bisogna partire da una “sociologia delle macerie” e creare una “metamorfosi” nel sistema turistico delle zone colpite dal sisma, ma anche in questo caso, dietro il lessico, un po’ indecifrabile, dell’accademia, l’impressione è che siamo precipitati nel solito costume italiano: al governo e ai suoi intellos più o meno organici manca concretezza.
Non solo. Il Governo persevera nel metodo che ha reso tristemente famoso il governo Renzi, com’è avvenuto ieri nella discussione sul decreto terremoto: marciare a colpi di decreti che arrivano già blindati nelle commissioni e in Parlamento, riducendo quest’ultimo a una specie di “passacarte” di quello che viene deciso a Palazzo Chigi, mentre la maggioranza mostra un atteggiamento di totale chiusura verso le proposte della opposizione, anche quando in gioco ci sono buone idee. Qualcuno ci ha provato a reagire, in modo pragmatico e mettendo al primo posto l’interesse nazionale, per fronteggiare le conseguenze di eventi che rischiano di spopolare intere aree dell’Italia, avendo effetti devastanti anche sul tessuto economico e produttivo del Centro Italia. L’emendamento al decreto terremoto presentato in parlamento da IDEA, il partito guidato da Gaetano Quagliariello, riguarda una cosa molto semplice, estendere il regime della cedolare secca sugli affitti anche alle imprese, al mondo del commercio e dell’artigianato. La cedolare secca sugli affitti è una tassa alternativa all’IRPEF e al regime delle imposte indirette per i canoni di locazione; in pratica, scegliendo questo regime, si paga una aliquota fissa, intorno al 10 per cento. Un sistema che però vale solo per gli affitti di immobili a uso abitativo con canoni di affitto concordati. Con l’emendamento IDEA si estenderebbe invece il regime della cedolare secca a chi opera nel turismo e nei servizi, commercio e artigianato, nelle zone colpite dal sisma, a cui si aggiungerebbe l’esenzione per bolli e tasse di registro.
Un provvedimento come questo servirebbe a ‘calmierare’ il mercato degli affitti nelle Regioni colpite dal terremoto, vedi l’Abruzzo, visto che l’aumento nella richiesta di affitti ha avuto come conseguenza un rialzo, in certi casi anche ingiustificato, dei canoni di locazione. Nel caso delle attività economiche, il peso di tutte queste spese in momenti eccezionali non fa altro che mettere a repentaglio la continuità produttiva o disincentiva nuovi investimenti. Ampliando la platea della cedolare a imprenditori, artigiani, operatori turistici, al contrario, si preserva invece l’ambiente produttivo locale. Il metodo governativo, quello della fiducia imposta con la forza al parlamento, senza discussioni adeguate e non accettando alcuna modifica, ha spinto Quagliariello, durante il suo intervento in aula al Senato, a sottolineare che “tempestività, chiarezza, ordine, incisività: queste sono le caratteristiche che dovrebbero qualificare la reazione di un esecutivo nel fronteggiare un’emergenza della portata di quella che ha colpito il Centro Italia”. “Incertezza, approssimazione, frammentarietà, scarsa lucidità, tardività, sordità nei confronti delle grida di aiuto dei Sindaci, dei cittadini, degli albergatori, degli allevatori e dei commercianti: queste, invece, le qualificazioni che possono essere attribuite alla capacità dell’esecutivo di reagire e supportare gli amministratori e i cittadini del cratere”. Quagliariello guarda quindi ai tempi medio lunghi della ricostruzione nelle regioni colpite dal terremoto, e l’emendamento di Idea è il tentativo di reagire alla logica dell’emergenza che caratterizza ormai da molto tempo la politica nazionale. Servono soluzioni semplici ed immediatamente efficaci, ma appunto con effetti a lungo termine.
Il contrario di quello che ha fatto il governo Gentiloni domenica scorsa, quando i proclami sui miliardi per il terremoto sono arrivati come tardiva conseguenza delle proteste scoppiate sulla Salaria, da parte di chi ha diritto a una casa e si vede arrivare dei container. Invece delle “svolte storiche” renziane, in conclusione, basterebbe solo una iniezione di buonsenso. Buonsenso che a quanto pare manca a questo governo e alla sua maggioranza.