Deejay Tv, il salto tra due generazioni di ascoltatori è tutto tecnologico

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Deejay Tv, il salto tra due generazioni di ascoltatori è tutto tecnologico

10 Novembre 2009

Una volta c’era (solo) Radio Deejay. L’emittente radiofonica nata nel 1982, fondata da Claudio Cecchetto sulle ceneri di Radio Music 100, da tempo è cresciuta e ora non è più sola. Ieri ha debuttato – sulle frequenze di All Music – Deejay Tv, un nuovo canale musicale in chiaro che si affianca alla Deejay tv già visibile su satellite, al sito internet in cui ascoltare la radio in diretta e alle applicazioni disponibili per cellulari. Una famiglia allargata e moderna, quella del marchio legato al gruppo l’Espresso, trait d’union tra chi ha visto la nascita delle "radio libere" dalla metà degli anni Settanta e chi si affaccia oggi al mondo degli speaker.

Una chiave di lettura arriva dallo stesso direttore artistico di Deejay, Pasquale Di Molfetta, in arte Linus, che racconta come il progetto "unisce due generazioni, e anche la televisione unirà due mondi”. Ci sembra interessante cogliere l’evoluzione del marchio, prendendo Radio Deejay come spunto per capire il cambiamento che è avvenuto tra le 2 generazioni citate da Linus.

Non più di 15 anni fa la radio si ascoltava nel chiuso delle proprie stanzette o al massimo con i primi walkman – scatoloni pesanti che consumavano 2 batterie stilo per ogni ora di funzionamento – , di conseguenza il rapporto con chi parlava attraverso il microfono era intimo e confidenziale, quasi come con un confessore o un mentore. E’ venuta poi l’era del satellite e della radio da “guardare” attraverso la tv, con l’opportunità di commentare non solo il parlato ma anche l’abbigliamento (spesso criticato, soprattutto dall’audience femminile) degli speaker-presentatori.

Dalla tv al web il passo è breve e da qualche anno è possibile ascoltare in “streaming”, ovvero in diretta su internet, tutte le emittenti radiofoniche. Spesso le sale di registrazione sono dotate di webcam con cui, se è vero che si continua sempre a criticare il look dei conduttori, è avvenuto anche un passo importante; l’interattività permette una sempre maggiore simultaneità fra gli utenti, anche attraverso programmi di chat e messaggistica istantanea. La diffusione radicale di cellulari e i-pod e l’implementazione della radio in questi aggeggi ormai completissimi (e spesso odiatissimi) è solo l’ultimo passo dell’evoluzione tecnologica e di costume.

Lo stesso Linus, demiurgo del nuovo progetto e con a carico una lunga storia personale, è l’emblema del tempo che cambia. Inizia a lavorare come semplice DJ nel 1976 – primo amore mai abbandonato – ma con gli anni si occupa anche di compilation (di cui cura la selezione musicale); diventa poi direttore artistico di Radio Capital e m2o; conduce su Italia 1 la trasmissione Volevo Salutare e su Raidue Le Canzoni del Sole; produce, sceneggia e interpreta il lungometraggio Natale a casa Deejay; pubblica 3 libri e ogni giorno trova il tempo per la sua grande passione, la corsa.

Radio deejay, in tutte le sue declinazioni, è un veicolo eccellente per comprendere il gap tra due generazioni che in comune hanno soltanto il prodotto finale, l’ascolto musicale. Inutile tentare di riavvicinarle attraverso un marchio. Resteranno sempre divise: radioloni da una parte e i-pod dall’altra. Si può solo riflettere sulla storia di un simbolo che ha saputo smarcarsi da radici ideologiche troppo enfatizzate, puntando su un calcolato e mai banale disimpegno, rimanendo per anni il punto di riferimento per chi ascolta un mezzo – sia esso tv, radio o web – senza volerci per forza cercare un, anzi, il messaggio.