Def, altro che “niente tasse”! Unimpresa: “Saliranno di 77,3 miliardi in quattro anni”
14 Aprile 2017
“Nei prossimi quattro anni le tasse saliranno di 77,3 miliardi e la spesa pubblica crescerà di 45 miliardi di euro”. Se qualcuno pensava che il governo avesse detto la verità sul mancato aumento delle tasse con il varo del Documento di Economia e Finanza da parte del Consiglio dei Ministri, si dovrà ricredere. A dirlo sono i numeri diffusi dal fact checking realizzata dal Centro studi di Unimpresa proprio sulle misure contenute nel Def approvato martedì scorso dall’esecutivo.
Numeri che tratteggiano quella che Unimpresa definsce una vera e propria “stangata” fiscale. Infatti le tasse, dai 788 miliardi del 2016, arriveranno quest’anno a 799 miliardi per poi salire progressivamente fino agli 865 miliardi del 2020, con una impennata complessiva del 9,81%. E non va certo meglio sul fronte della spesa pubblica che andrà ad ingrossare il debito. Le uscite dal bilancio pubblico cresceranno sistematicamente: dagli 829 miliardi dello scorso anno si arriverà agli 874 miliardi del 2020 per una crescita del 5,41%.
“I numeri dicono sempre la verità e smascherano le prese in giro del governo, delle quali siamo ormai stufi. Le imprese avrebbero bisogno di pagare meno tasse e invece ne pagheranno sempre di più” è il duro commento del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, secondo il quale sono destinati a salire anche i versamenti allo Stato per contributi sociali e previdenziali. Incremento che, secondo i dati analizzati dall’associazione, sarebbe pari a 26 miliardi di euro, con annessi effetti sul costo del lavoro per le imprese. “Ci sarebbe bisogno di una revisione della spesa pubblica e invece aumenteranno gli sprechi. Servirebbe uno Stato snello che spende solo per le grandi opere e riduce le entrate al minimo indispensabile. Il Def ci dice che il governo va nella direzione opposta: tassa e spende inutilmente” conclude Pucci.
Dunque, nulla di nuovo sotto il sole. Altro che “niente tasse” e “debito stabilizzato” come annunciato calorosamente da Gentiloni e Padoan. Il “tassa e spendi” era e resta lo schema fisso della politica economica dei governi di sinistra. E a pagare sono sempre gli italiani.