Dei Marò e della politica estera di Matteo Renzi

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Dei Marò e della politica estera di Matteo Renzi

25 Febbraio 2014

Ancora un rinvio, l’ennesimo, per il processo che vede imputati in India i Marò italiani Latorre e Girone. Il ministro degli esteri Emma Bonino ha richiamato il nostro ambasciatore a Delhi ma ora serve una azione più forte, che faccia emergere tutte le contraddizioni del governo indiano nella vicenda. Cosa farà il premier in pectore Matteo Renzi? Per ora solo silenzio. E in politica estera? Avrà lo standing dimostrato da Enrico Letta?

Uno degli ultimi atti dell’ormai ex premier Enrico Letta è stato proprio rivolto ai Marò, con la riunione, venerdì scorso, della task force interministeriale costituita per seguire il caso. E Matteo Renzi? Per adesso non ricordiamo dichiarazioni speciali del premier in pectore su Latorre e Girone ma è bene che senza perdere tempo si dia continuità all’azione espressa dall’Italia soprattutto negli ultimi mesi. Lo ripetiamo: per far valere il diritto internazionale non per esigenze spesso strumentali o elettoralistiche, com’è avvenuto in India (i partiti Indù che hanno usato la vicenda in funzione anti-italiana contro Sonia Ghandi). Più in generale, che politica estera metterà in atto Matteo Renzi nel momento in cui entrerà nella stanza dei bottoni?

Sappiamo che il segretario pensa a una Unione Europea davvero unita (si dice sempre così), con istituzioni più democratiche, che superi l’impostazione della austerity e affronti grandi temi come il federalismo, la mobilità, il lavoro. Ci hanno provato già in tanti e non sempre è andata bene. Non basterà la trascorsa visita alla cancelliera Merkel per ottenere molto di più di cosa avrebbe potuto o ha ottenuto Enrico Letta in Europa, prima del nostro semestre di presidenza (Prodi ha già messo le mani avanti). Renzi proverà a colpirci al cuore parlando di servizio civile europeo, ma riuscirà incrinare il mantra del pareggio di bilancio e a ottenere uno sforamento dell’ormai titanico 3 per cento? Si batterà per gli eurobond e per un meccanismo di stabilità meno distruttivo delle economie nazionali? Come si posizionerà la sua Italia nella riconfigurazione del continente in blocchi sempre più distanti?

Barroso sembra soddisfatto, voci dicono che alla Bce non dispiacerebbe Reichlin all’economia, ma Renzi avrà lo "standing" che Letta si è preso sul campo con il suo buon inglese e i legami con pensatoi e pensatori di tutto rispetto a livello internazionale? Veniamo agli Usa, altro alleato storico dell’Italia. Obama ha speso parole di grande apprezzamento per Letta mentre dalla Casa Bianca si aspetta con "curiosità" il nuovo premier alla prova dei fatti: ma l’America dei rapporti già stretti da Renzi è più clintoniana che obamiana, a Firenze c’è stata Hillary non Michelle (via Frescobaldi), multilateralismo e soft power noi li pratichiamo da sempre ma c’è pure una differenza tra Kerry e la Albright.

Renzi in passato ha detto cose importanti, ad esempio su Iran o Israele, che una sinistra rimasta attaccata alle kefiah e sempre prudente verso il pericolo del fondamentalismo islamico probabilmente gli rinfaccerà al primo strappo: peccato che però alla Casa Bianca attualmente sieda un Democratico che ha teso la mano ai lupi (travestiti da pecore) di Teheran, perpetuando il sempre fallimentare processo di pace palestinese. Chissà. Ragionando in termini pratici, se vogliamo fare una battaglia transatlantica in sede europea diamoci da fare per valorizzare i negoziati di libero scambio tra vecchio e nuovo continente. Ricordiamo anche una certa passione un po’ naif di Renzi verso le "rivoluzioni di Twitter" e le primavere arabe. C’è poco da stare allegri guardando alla distanza tra il web e la realtà di Paesi che rischiano con la loro instabilità di minacciarci direttamente (si pensi alla agenda immigrazione).

Non sappiamo invece, al di là del ricordo di Nelson Mandela, che visione abbia Renzi dei Brics, della Cina, della Russia (lui ci sarebbe andato a Sochi, vero?), degli emergenti che essendo in frenata economica potrebbero complicare ulteriormente la già complicata vita economica internazionale. Di temi in agenda ce ne sono tanti ma la prima prova, lo ripetiamo, sarà evitare a tutti costi (altri) passi falsi sui Marò.