Del mondo giovane e forte di una volta e di quanto è debole adesso
05 Luglio 2009
Quando la nonna si metteva a raccontare della sua vita in masseria l’ascoltavano tutti incuriositi. In quel puntino sulle Murge lei era cresciuta giovane e forte da ragazza, tra l’odore pungente del pascolo e quello delle donne di famiglia incinte, che aspettavano il ritorno dei mariti e degli amanti dalla guerra.
Loro erano cresciuti da soli in città quando la masseria venne venduta e la grande famiglia si disperse ognuno per la sua strada. Continuarono a santificare le feste tra le solite quattro mura ma era una nuova casa dai muri freddi. L’odore di sangue fertile era scomparso con tutto il resto. Ridevano ma in fondo al cuore speravano che lei riuscisse a cancellare con la sua voce il tedio della tv, le menate sulle pagelle insufficienti e sulle tasse da pagare.
E’ invecchiata, è inciampata, si è rialzata. Loro sono partiti e non l’hanno dimenticata. Poi sono tornati a casa, fra strade e palazzi che il tempo un giorno sgretolerà. E lei era sempre lì a raccontare le stesse storie. Il mondo è diventato debole e vecchio e la nonna ne prova una compassione infinita (rendiamo grazia a lei e ai nostri maggiori e a tutte le anime alate che vegliano sulle nostre stupide teste insoddisfatte), ma ha ancora qualcosa da ricordare a quelli che sono venuti dopo.
O forse dopo di noi non verrà nessuno e il mondo resterà solo e disabitato per diecimila anni.