Del Torchio libero, giallo su riscatto. La madre: gioia immensa
09 Aprile 2016
di redazione
Tornerà presto a casa Rolando Del Torchio, l’ex missionario italiano rapito e liberato nelle Filippine. Del Torchio ha lasciato ieri l’ospedale, visibilmente provato, magro ma felice di essere scampato ai suoi rapitori, che lo avevano sequestrato nel 2015, a ottobre, nell’isola di Sulu. Del Torchio resta in “precarie condizioni di salute” e dopo un passaggio a Manila, grazie a un volo organizzato dall’ambasciata italiana, potrà finalmente tornare a casa. L’Ambasciata d’Italia a Manila e l’Unità di crisi della Farnesina restano in contatto con la famiglia dell’ex missionario, mentre la madre di Del Torchio ha detto: “Domani è il mio compleanno, mio figlio mi ha fatto il regalo più bello” e ancora “Dopo sei mesi di silenzio e solitudine la nostra gioia è immensa”.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso la sua gratitudine alle autorità filippine per il ruolo svolto nella liberazione del nostro connazionale. 56 anni, sacerdote rimasto nelle Filippine a lavorare come ristoratore dopo aver lasciato la tonaca, Del Torchio era stato sequestrato nel suo ristorante “Ur Choice Cafe'”, nel sud della Filippine. Anche se non c’è mai stata una rivendicazione chiara del rapimento, il nome che circola è quello di “Abu Sayyaf”, gruppo terroristico islamista che si finanzia appunto attraverso i sequestri ed ha il suo bastione proprio nell’isola di Sulu, dove è stato trovato Del Torchio. Quest’ultimo per tutti gli anni Novanta aveva lavorato nella cooperazione internazionale, con agricoltori e pescatori locali, in una zona dell’arcipelago filippino a maggioranza cattolica. Più volte minacciato di morte da parte dei clan e delle milizie locali, era rimasto a vivere a Mindanao.
Del Torchio era stato portato via da uomini armati a Dipolog sulla scia di una raffica di rapimenti di stranieri – quattro, nel giro di pochissimi giorni – che era stata vista come la conferma del “ritorno” in azione degli estremisti islamici di Abu Sayyaf. Ieri, un portavoce dell’esercito filippino ha detto che al momento non si sa se sia stato pagato un riscatto, mentre su alcuni media del Paese è rimbalzata la notizia di un pagamento pari a 29 milioni di pesos filippini, circa 630mila dollari. Abu Sayyaf aveva postato su un account Twitter una foto di Del Torchio e degli altri ostaggi, canadesi, un norvegese e una filippina, rapiti nei giorni precedenti al sequestro del Torchio. “I combattenti del Califfato hanno avviato le trattative con le famiglie dei sequestrati”, avevano rivendicato gli islamisti, dicendo che “era stata fatta pervenire “una richiesta di riscatto” ai familiari dei sequetrati.