Della realtà del PdL e della sua trasfigurazione
11 Febbraio 2013
di redazione
Fa freddo, molte zone dell’Abruzzo sono coperte di neve, siamo nel pieno di una campagna elettorale difficile, si gira in lungo e in largo e dal mare ai monti (con la emme minuscola!), si calcano sale gremite e più piccole realtà di "resistenti", si incontrano persone, si cerca di convincerle che votare PdL è l’unica strada per non consegnare il Paese alla sinistra delle tasse e alle sue stampelle.
Questa è la realtà vera che si vive ogni giorno. Vi sono giornali che invece sembrano intenti a parlare esclusivamente di organigrammi, di dialettiche che in edicola diventano guerre nucleari, producendo un oggettivo inquinamento nella vita di un partito politico. E’ anche possibile che lo stillicidio quotidiano dei veleni e delle indiscrezioni sia alimentato dall’interno: in tal caso, si tratterebbe di una fotografia efficace della distanza che separa la democrazia del pubblico, che in molti viviamo ogni giorno tra la gente, dalla democrazia del palazzo.
Se ci sono “manine” interne dietro lo sfregio mediatico di cui il PdL viene costantemente fatto oggetto, non si pensi che non si sappia a chi appartengono. E se in ogni partito è fisiologico che vi sia un ciclico rinnovamento, se e quando ciò avverrà in Abruzzo nessuno si illuda che sarà attraverso una "epurazione".
In Abruzzo a partire dalla scorsa vittoriosa campagna per le elezioni regionali si è formata e consolidata una classe dirigente che ha vinto tutto ciò che c’era da vincere (e quando ha perso lo ha fatto per aver assecondato la volontà di qualche attuale "dissidente" dalla memoria corta). Questa classe dirigente compie insieme le proprie valutazioni, ha sempre fatto insieme le sue scelte e insieme continuerà a farlo.
Certo, a pochi mesi dalle nuove elezioni regionali è comodo ingaggiare il "tiro al Piccone", facendo del coordinatore regionale di un PdL da cinque anni vincente un bersaglio sul quale scaricare colpe e frustrazioni. In Abruzzo si dice "è colpa di Piccone" come a livello nazionale si dice "è colpa dello spread", e se in nome dello spread abbiamo ingoiato di tutto, in Abruzzo questo non accadrà. In Abruzzo c’è un partito e una classe dirigente che ha dato ottima prova di sé. E’ da lì che ogni cosa dovrà ripartire.