Delrio al contrattacco: “Dossieraggio contro di me, non conosco comitato d’affari”
10 Aprile 2016
Il ministro Delrio va al contrattacco dopo la pubblicazione delle intercettazioni che lo tirano in ballo nel caso “Tempa Rossa”. Dice di non aver mai subito ricatti, evoca trame contro di lui e spiega: “Ho la coscienza a posto e nulla di cui aver paura”. “Ho letto oggi da articoli di stampa che sono al centro degli interessi di un comitato d’affari che non conosco, da cui non ho mai ricevuto pressioni o condizionamenti e tantomeno ricatti ai quali evidentemente non mi sarei mai sottoposto,” ha scritto su Facebook il ministro. “Sono interessato, piuttosto, a sapere se esiste o è esistita un’attività di dossieraggio nei miei confronti, volta a screditarmi, basata su presupposti totalmente infondati. Attività che considererei molto grave non solo nei mei riguardi, ma anche verso ogni cittadino italiano che possa esser oggetto di tali attenzioni”, da qui l’annuncio di un esposto in procura.
L’intercettazione pubblicata da la Repubblica fa riferimento a una telefonata di Valter Pastena al fidanzato della Guidi in cui dice: “I carabinieri sono venuti a portarmi in ufficio un regalo. Usciranno le foto di Delri a Cutro con i mafiosi…”. Ma Delrio non ci sta e spiega: “sono andato da sindaco di Reggio Emilia perché le due città sono gemellate. Ero lì con la fascia tricolore. Ero a una cerimonia. Hanno provato a invischiarmi ma non hanno trovato niente perchè era impossibile trovare qualcosa”. “Voglio sapere se questa attività di dossieraggio è vera o no. Voglio sapere se la gente può fidarsi delle istituzioni”. E se “ad attaccarmi è un comitato d’affari, ben per me è un onore”. “Tutti sanno che ho fama di essere un irreprensibile. Appena arrivato al governo, abbiamo nominato Gratteri, magistrato antimafia, alla presidenza della commissione per riscrivere il codice di procedura penale. Sono sempre stato contro la mafia, figuratevi se andavo a Cutro per incontrare i mafiosi”.
C’è poi una telefonata in cui un lobbista racconta a Gemelli che il presidente di Confindustria Sicilia avrebbe sponsorizzato al ministro Alberto Cozzo come commissario dell’autorità portuale di Augura. “Lo direi tranquillamente,” risponde Delrio. “In questi casi si ascolta e si decide. Ma semplicemente, non è avvenuto. Con questo Cozzo ho un carteggio in cui lo stimolo a muoversi. Lì ci sarebbe tanto da fare. Gli ho anche affiancato l’Anticorruzione per evitare problemi. Insomma, io ho la coscienza a posto”. “Conosco Delrio, ci lavoro da un anno, c’è una collaborazione molto stretta, è una persona perbene. Ho letto stamani” dell’esposto che ha presentato e “io avrei fatto esattamente la stessa cosa”, ha detto il viceministro ai trasporti e infrastrutture Riccardo Nencini parlando con i giornalisti sul caso Tempa Rossa.
Dopo l’esposto presentato da Delrio, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per scoprire se qualcuno ha prodotto un dossier contro il Ministro delle Infrastrutture. Quello del presunto dossier, con tanto di materiale fotografico, resta uno dei tanti punti ancora oscuri dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata che, in più occasioni, ha tirato in ballo esponenti del Governo e che martedì prossimo avrà un importante appuntamento con l’udienza al Tribunale del Riesame sui ricorsi contro le misure cautelari eseguite lo scorso 31 marzo.
Ma sul Blog di Beppe Grillo si descrive una situazione diversa all’interno del governo: “Ministri, viceministri, sottosegretari, parlamentari sono quotidianamente impegnati in una guerra intestina per favorire gli interessi del loro padrone di turno e il dossieraggio a danni del ministro Delrio ne è la prova evidente”. “Quanto sta emergendo dalle intercettazioni di Tempa Rossa con ricatti da parte di consulenti del Governo come Valter Pastena contro Delrio per le sue pericolose processioni elettorali a Cutro (Crotone) nel 2009 è di una gravità inaudita e di questo se ne deve occupare la magistratura per dipanare diversi passaggi: da quello della foto ai Carabinieri che avrebbero passato materiale d’indagine, magari dell’inchiesta Aemilia a Pastena”, dicono i parlamentari M5S della commissione Antimafia.
“Sempre in attesa di poter ascoltare in antimafia Graziano Delrio e magari ora anche il potente consulente governativo Pastena, è utile ricostruire come facciamo da tempi non sospetti il quadro d’insieme sul ministro dei Trasporti e Lavori Pubblici. Un quadro di rapporti politici inopportuni e sottovalutazioni delle infiltrazioni da parte del sindaco ed oggi ministro Delrio che lo portano ad essere oggetto di un possibile ricatto da parte di funzionari del suo stesso Governo, scene da guerra tra bande”, spiegano i parlamentari M5S.
Anche Pierluigi Bersani interviene sulla inchiesta di Potenza e rispetto al presunto dossieraggio ai danni di Delrio Bersani invita a non “drammatizzare”. “Lo attribuisco al clima di frustrazione che serpeggia nei ministeri,” dice l’ex segretario del Pd “che percepiscono di essere bypassati ed espropriati a livello politico e burocratico. Emergono due questioni. La prima riguarda il quadretto di società civile che Dino Risi, se fosse vivo, aggiungerebbe ai Mostri. Questo signore (Gianluca Gemelli, ndr) su Twitter spara contro la casta e poi lucra sulla sua relazione col ministro Guidi per prendersi dei subappalti”. La seconda questione, invece, riguarda l’inchiesta di Potenza che “disvela un problema enorme a cui dobbiamo mettere urgentissimo rimedio”.
“Si può mai pensare di ribaltare tutto il sistema autorizzativo del ciclo degli idrocarburi con un emendamento a una legge di Stabilità , coperchiata dalla fiducia? Decisioni del genere devono essere prese in trasparenza e in discussioni visibili. Non tutto è burocrazia”. Quanto alle parole di Renzi sui pm, l’ex segretario spiega: “sconsiglio di aprire guerre con la magistratura. Riformarla è un compito del governo”. La Boschi deve dimettersi? “Le colpe dei padri non ricadono sui figli, però io non reggerei a un disagio di questo genere. C’è da dire che io sono di un’altra generazione e adesso ce n’è ben altra…”.
“Dopo essere illegalmente arrivati al potere solo grazie alle conseguenze dell’uso politico della giustizia, ora Renzi e i capetti del Pd, presi con le mani nel sacco, strepitano contro magistrati e intercettazioni. Hanno boicottato ogni giusta legge da noi proposta per evitare abusi e processi mediatici a colpi di intercettazioni illegali e ora piangono”, ha detto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. “Renzi è un pagliaccio. E glielo dico all’indomani di una mia personale esperienza. Ho subito in silenzio per anni un processo che non ci doveva essere. Non ho polemizzato su mie questioni, e ne avrei avuto motivo, e ho atteso la piena assoluzione, che ho ottenuto. Posso impartire lezioni di onestà e buon comportamento a questo boxer della politica. Taccia e si scusi a nome del Pd che per interessi politici non ha voluto giuste riforme, che devono essere fatte per tutti i cittadini non per Delrio, Boschi, Renzi, Gemelli, Eni, Total, ammiragli e compagnia”.