Desistere! Desistere! Desistere!

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Desistere! Desistere! Desistere!

Desistere! Desistere! Desistere!

08 Maggio 2016

Il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini in una intervista, poi smentita, avrebbe osato criticare la riforma costituzionale di Renzi. Apriti cielo. I giornali titolano che la magistratura vuole “Fermare Renzi”.

Il ministro delle giustizia, Orlando, convoca una conferenza stampa, ufficialmente per parlare di prescrizione (di venerdì sera), in pratica per muovere dei rilievi alle “valutazioni politiche” e di “merito costituzionale” aperte da Morosini. Orlando annuncia che vedrà il vicepresidente del Csm, Legnini, per chiarimenti.

Legnini torna in televisione e ricorda che c’è un divieto che riguarda i magistrati a partecipare attivamente a campagne di tipo politico. Il Pd è sconvolto e non si accontenta della smentita di Morosini.

Ma per cosa ci si stupisce e ci si indigna precisamente? Non si sapeva già da anni che in Italia i giudici fanno campagne sui rapporti tra politica e giustizia? Schierandosi su riforme costituzionali e referendum?

Lo ha ricordato con coerenza il procuratore di Torino, Armando Spataro, in una intervista apparsa oggi su Repubblica. Spataro partecipò alla campagna referendaria contro la riforma fortemente voluta da Berlusconi con l’allora ministro della giustizia Castelli, e oggi rivendica di aver aderito al comitato per il No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi.

Cos’è successo nel frattempo? Nel 2006 gli allora DS, i democratici di sinistra, marciavano d’amore e d’accordo con il cosiddetto partito dei giudici che aveva a sua volta grandissimo spazio sulla stampa. Dai pronunciamenti a reti unificate dei magistrati siamo passati a qualche intervista isolata fuori dal coro?

Oggi, invece, dai pronunciamenti a reti unificate dei magistrati siamo passati a qualche intervista isolata fuori dal coro, pubblicata magari proprio per mettere in imbarazzo i magistrati riottosi, quelli che mantengono e vogliono mantenere autonomia rispetto allo strapotere di un presidente del consiglio che tende a considerare le istituzioni come un freno e un inciampo.

Dal “resistere resistere resistere” esclamato durante la inaugurazione dell’anno giudiziario da Francesco Saverio Borrelli nel 2002 (per non dire della opposizione al limite dello spregio contro il decreto Biondi del ’94) siamo arrivati al “desistere desistere desistere” di una magistratura che si allinea con Renzi.

I magistrati, che sono cittadini come gli altri, avranno oppure no il diritto di dire come la pensano su una riforma che cambia l’architettura dello stato e di conseguenza riguarda anche loro in quanto rappresentanti di uno dei poteri dello stato stesso?

Vedremo se e quale seguito ci sarà al “caso Morosini” ma per adesso l’impressione è che probabilmente si sia trattato di un trappolone mediatico, utile a dare l’idea di un governo sotto assedio della magistratura, dei giudici invasori di campo, quando invece è stato Renzi a trasformare il referendum costituzionale in una partita di calcio, con me o contro di me.

Se uno la mette così, poi deve anche aspettarsi che in giro sia anche rimasto qualcuno che dice no, grazie. Del resto l’unico effetto che ha avuto Renzi personalizzando il referendum è stato questo, che i “no grazie” si stanno moltiplicando. Tra i giuristi, i professori universitari, i magistrati, e via dicendo.

Lo scetticismo degli italiani che emerge dai sondaggi quando si parla della riforma delle riforme va nella stessa direzione. Si è sbagliato il metodo, e adesso si rischia di pagarne le conseguenze.